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Progressi grazie agli edifici sostitutivi e all’economia circolare

Circa 1,5 milioni di edifici hanno bisogno di essere risanati. Foto: Infra Suisse

Spazi vitali Contenuto partner: Economiesuisse

Progressi grazie agli edifici sostitutivi e all’economia circolare

In Svizzera circa 1,5 milioni di edifici hanno bisogno di essere risanati a causa della loro scarsa efficienza energetica. Per raggiungere gli obiettivi climatici nazionali, questi edifici dovrebbero essere sostituiti al più presto da nuove costruzioni più ecologiche.

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Firmando l’Accordo sul clima di ­Parigi, anche la Svizzera si è impegnata a non emettere nell’atmosfera, entro il 2050, una quantità di gas serra superiore a quella che può essere eliminata con metodi naturali o tecnici. Per raggiungere l’obiettivo di una società neutrale dal punto di vista climatico, è necessario intervenire su tutti i livelli sociali, ecologici ed economici.

Uno dei settori chiave per una maggiore sostenibilità è quello delle costruzioni. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, nel 2015 questo settore è stato responsabile del 38 per cento delle emissioni globali di CO2; per questo è indispensabile che dia un contributo importante all’efficienza energetica. Nel nostro Paese, il patrimonio edilizio è responsabile di quasi la metà del fabbisogno energetico e di un quarto delle emissioni totali di CO2.

Tasso di risanamento inferiore all’1 per cento

Secondo la SSIC, circa 1,5 milioni di edifici hanno bisogno di essere risanati a causa della loro scarsa efficienza energetica, e dovrebbero essere sostituiti con nuovi edifici a impatto climatico zero o, in casi eccezionali, ristrutturati. Per diventare neutrali dal punto di vista delle emissioni di CO2 entro il 2050, il tasso di risanamento dovrebbe essere triplicato. Le analisi hanno dimostrato che investendo nel patrimonio edilizio locale si potrebbe ottenere molto di più che, ad esempio, imponendo tasse sui biglietti aerei o misure simili.

I dati attuali dimostrano inoltre che un edificio costruito oggi consuma da quattro a sette volte meno energia di un edificio costruito prima del 1980. Inoltre, a seguito delle leggi vigenti, i nuovi edifici non emettono CO2. Dal punto di vista della Società Svizzera degli Impresari-Costruttori (SSIC), è quindi spesso più efficiente in termini energetici demolire i vecchi edifici e sostituirli con altri a impatto climatico zero piuttosto che risanarli. Questo nonostante il fatto che anche i risanamenti ad alta efficienza energetica dovrebbero essere sostenuti.

Più alloggi per gli abitanti delle città

Oggi, ogni appartamento demolito in Svizzera viene sostituito in media da due nuovi, e lo spazio abitativo viene triplicato. In questo modo, non solo si evita l’espansione urbana, ma si protegge anche il suolo, che è una preziosa risorsa. Allo stesso tempo, si creano alloggi dove la popolazione ne ha bisogno, ovvero nelle città e negli agglomerati.

Zurigo ne è un buon esempio: la città ha riconosciuto il potenziale degli edifici sostitutivi. Tra il 2011 e il 2020, circa la metà di tutte le nuove opere edilizie riguardava appartamenti costruiti per sostituire edifici residenziali o insediamenti obsoleti. Il 40 per cento degli appartamenti è stato ricavato da conversioni, per lo più su aree industriali dismesse. Solo il 10 per cento di tutti i nuovi edifici a Zurigo è stato costruito su terreni non edificati, per lo più su aree di stoccaggio, parcheggi o giardini familiari.

Anche nella Svizzera occidentale, la pianificazione del riuso del suolo propone edifici che, da un lato, includono concetti ad alta efficienza energetica e, dall’altro, consentono una densificazione dell’autentico spazio urbano. Ne sono un esempio i progetti di sviluppo su grandi aree come Praille-Acacias-Vernets (PAV) a Ginevra, che in futuro darà spazio a circa 11000 unità abitative e altrettanti posti di lavoro. Oltre ai vantaggi ecologici, questo comporta anche vantaggi sociali dove l’aumento di nuovi alloggi diminuisce il prezzo delle abitazioni. Ma gli edifici sostitutivi sono interessanti anche per i proprietari, che possono creare maggiori spazi abitativi senza dover acquistare nuovi terreni edificabili a fronte di prezzi al metro quadro in costante aumento.

I rifiuti come risorsa preziosa

Oltre all’ammodernamento del patrimonio edilizio, altre misure potrebbero contribuire a un migliore equilibrio climatico, ad esempio nel settore dei materiali da costruzione. Secondo una stima dell’Ufficio federale per l’ambiente, il ­patrimonio edilizio del Paese è costituito da 3,2 miliardi di tonnellate di ghiaia, sabbia e cemento. Si tratta delle risorse indigene più importanti. Oggi, il 75 per cento del materiale di scavo e il 70 per cento del materiale di demolizione vengono già riutilizzati. Questo approccio è essenziale e rappresenta un importante tassello nella lotta alle emissioni di CO2.

Il principio dell’economia circolare non è nuovo, risale infatti al Medioevo: mentre alcuni edifici sono durati per secoli, altri sono stati dismessi e i materiali riutilizzati altrove. L’industria delle costruzioni ha iniziato a investire in impianti di riciclaggio già negli anni Novanta. Secondo l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), oltre l’80 per cento dei rifiuti edili rimane nel ciclo dei materiali. Tuttavia, il potenziale è ancora enorme, considerando che il settore produce la maggior parte dei rifiuti in Svizzera (84 per cento), superando i rifiuti domestici (7 per cento). E dei 40 milioni di tonnellate di calcestruzzo utilizzati ogni anno, il calcestruzzo riciclato rappresenta solo il 15 per cento.

Per questo motivo, la quota di riciclaggio deve essere ulteriormente aumentata, ad esempio tramite l’utilizzo di nuove tecnologie come i sistemi di smistamento robotizzati. La SSIC si appella in particolare ai costruttori pubblici, affinché diano l’esempio e lavorino con prodotti riciclati. Questo esempio dovrebbe essere seguito anche dai privati in futuro, per garantire un progresso sostenibile.

Materiale da costruzione per la protezione del clima

In Svizzera vengono utilizzati ogni anno circa 15 milioni di metri cubi di calcestruzzo, una quantità che non viene superata da nessun altro materiale da costruzione. Tuttavia, la produzione dei componenti in calce­struzzo e del legante cemento emette una grande quantità di CO2, con un notevole impatto sull’ambiente. Un motivo sufficiente per Neustark, lo spin-off del Poli­tecnico federale di Zurigo, e lo specialista del riciclaggio dei materiali da costruzione Kästli di Rubigen, nei pressi di Berna, per sviluppare un calcestruzzo ottimizzato per il clima, ora pronto per il mercato.

Il nuovo processo consente di immagazzinare in modo permanente il CO2 sottratto all’atmosfera nel materiale da costruzione, riducendo così le nuove emissioni nel processo di produzione del calcestruzzo fresco. Per ogni metro cubo di calcestruzzo vengono imma-gazzinati 10 chilogrammi di CO2. Nel processo, l’anidride carbonica può essere legata in modo permanente dalla mineralizzazione, in modo da non tornare più nell’atmosfera. Il «calcestruzzo fresco» così prodotto soddisfa tutti i requisiti normativi e di qualità, ed è com-patibile con i processi edilizi esistenti. Grazie a questa tecnologia, in 24 ore di lavoro, è possibile immagazzinare nel granulato di cemento la stessa quantità di CO2 che viene rilasciata in media in un anno quando si riscalda una casa monofamiliare con il gasolio.

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