Signora Dauwalder, lei offre supporto alle aziende non da ultimo con formazioni sulla resilienza. Ma cos’è la resilienza?
Provi a immaginare una palla antistress, di quelle che si comprimono con una mano. Appena la lascia andare, la palla riprende la forma originale. Lo stesso succede con la nostra resistenza psichica: la resilienza. Subiamo dello stress ma poi ci riprendiamo e, a seconda della fase della vita in cui ci troviamo, ciò ci porta spesso a crescere in modo più o meno netto. La ricerca in questo campo ha mosso i primi passi negli anni ‘50. Oggi si parla spesso dei sette pilastri della resilienza: ottimismo, accettazione, orientamento al futuro, sostegno sociale, flessibilità cognitiva, mindfulness e autoefficacia.
Che caratteristiche hanno le persone resilienti?
Sanno p. es. gestire meglio lo stress. Sono capaci di accettare anche le cose spiacevoli e non si lasciano scombussolare da ciò che non possono comunque cambiare. Plasmano attivamente le loro vite, hanno uno sguardo positivo sul futuro e possono contare su una solida rete di contatti sociali. Ciò non significa però che non passino dei momenti difficili.
Come si acquisisce questa capacità di resistenza interiore?
Alcuni partono con un vantaggio genetico. Più tardi subentrano le esperienze d’infanzia e gioventù. Ma la resilienza si può anche imparare e allenare come un muscolo, p. es. mantenendo vivi i propri contatti sociali. Chi lo fa non è solo più resiliente: come dimostrano i risultati della ricerca sulla felicità, è anche più soddisfatto. Rafforzando le proprie relazioni sociali si rafforza se stessi, gli altri e la società in generale.
Come può un’azienda aiutare il suo personale a diventare più resiliente?
Le possibilità sono tante. Si può p. es. far sì che ognuno abbia compiti adeguati ai suoi punti di forza, dare al personale l’opportunità di esercitare la propria influenza o incentivare le relazioni sociali tra colleghi. E con ciò non intendo la birra del dopolavoro ma la chiacchierata alla macchinetta del caffè. Ci vuole interesse per le persone, e non solo per le loro prestazioni. Molti dirigenti sono contenti di ricevere i nostri consigli su come instaurare buone relazioni con il personale senza superare limiti personali.
Cosa comprende il training di resilienza?
Le misure dipendono dalla situazione di partenza. A seconda delle risorse e delle richieste delle imprese, un training di sensibilizzazione può durare anche poche ore. Per cominciare selezioniamo tra i sette fattori di resilienza quelli su cui concentrarci. Gli effetti più duraturi si ottengono lavorando a un tema per un periodo prolungato. Il personale ha infatti più tempo per mettere in pratica quanto appreso e fare tesoro di ciò che più gli si addice.
I risultati dei training sono misurabili?
Sì, sono facilmente misurabili. E come rivelano alcuni studi, ciò vale anche per la gestione della salute aziendale: il personale si assenta molto meno dal lavoro ed è più soddisfatto e produttivo, il che fa calare anche del 25% i costi delle assenze. Investire nella salute del personale, insomma, conviene.