Quella della sostenibilità è una questione che solleva numerose domande. Qui trovate le risposte a quelle più importanti rispetto a ciascun ambito tematico.
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La sostenibilità è un principio di intervento che tiene conto in egual misura delle preoccupazioni economiche, ecologiche e sociali. In termini ecologici, agire in modo sostenibile significa utilizzare e consumare le risorse naturali, quali acqua dolce, materie prime e fonti energetiche, con la massima parsimonia e attenzione possibile. Questo è l'unico modo per soddisfare le esigenze della generazione attuale senza mettere in pericolo le basi vitali di quelle future. Nell’«Agenda 2030», le Nazioni Unite hanno formulato un totale di 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS o SDG), che tutti i membri delle Nazioni Unite dovrebbero raggiungere entro il 2030.
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Le Nazioni Unite hanno concordato un piano globale per lo sviluppo sostenibile dal punto di vista sociale, economico e ambientale: l'«Agenda 2030». Al centro di questo piano d'azione figurano 17 obiettivi di sviluppo sostenibile generali (Sustainable Development Goals, OSS o SDG) con 169 sotto-obiettivi. Essi includono la promozione della salute e dell'istruzione di qualità, l'uguaglianza di genere, la protezione del clima, la conservazione della vita sulla terra e nell'acqua e la lotta contro la povertà e la fame. Tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite si sono impegnati ad attuare l'Agenda a livello nazionale. La Svizzera ha sviluppato una «Strategia per lo Sviluppo Sostenibile 2030» a questo scopo.
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Nell’«Agenda 2030» gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno concordato 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, OSS o SDG). Questi obiettivi, con un totale di 169 sotto-obiettivi, prevedono di sradicare la povertà, porre fine alla fame, garantire una vita sana e promuovere il benessere, garantire un’istruzione di qualità, raggiungere l’uguaglianza di genere, garantire la disponibilità e la gestione sostenibile dell'acqua, garantire la disponibilità di energia pulita a prezzo accessibile, promuovere una crescita economica duratura e il lavoro dignitoso per tutti, costruire un’infrastruttura resiliente, sostenere l’innovazione, ridurre le disuguaglianze, rendere le città e gli insediamenti sostenibili, garantire modelli di consumo e produzione sostenibili, adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici, conservare in modo sostenibile gli oceani e le risorse marine, promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, promuovere società pacifiche e inclusive, garantire istituzioni efficaci e rilanciare il partenariato globale
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Sostenibilità significa agire in modo responsabile e con consapevolezza ambientale, al fine di preservare il pianeta e le sue risorse per le generazioni future. Questo include la modifica dei consumi e dei comportamenti da parte delle persone, ovvero l'abbandono di abitudini dannose a favore di un'economia circolare. Idealmente, non si tratta di una rinuncia unilaterale, ma di una situazione vantaggiosa per tutti. Ad esempio, chi limita il consumo di carne o vi rinuncia completamente, non solo protegge la natura, ma conduce anche una vita più sana. Se il traffico automobilistico viene ridotto, le strade diventano più sicure, l'aria più pulita e le comunità più vivibili.
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La crisi climatica è in gran parte causata dalle emissioni di gas serra generate dalla combustione di fonti energetiche fossili per produrre elettricità. Lo sviluppo sostenibile dipende quindi dalle fonti energetiche rinnovabili come l'energia solare, idroelettrica ed eolica. Esse contribuiscono a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili quali carbone, petrolio e gas e quindi l'emissione di gas a effetto serra. Il loro utilizzo è fondamentale per la lotta al cambiamento climatico. La stessa crisi climatica può a sua volta minacciare la disponibilità e l'efficienza delle fonti energetiche: le siccità prolungate, ad esempio, paralizzano le centrali idroelettriche. Una politica energetica all’insegna della sostenibilità tiene conto dell'impatto sul clima.
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L'alimentazione mondiale svolge un ruolo cruciale per la sostenibilità. Attualmente, ad esempio, molti ecosistemi naturali sono messi in pericolo o addirittura distrutti a causa dello sfruttamento estensivo del suolo, dei pesticidi e altre sostanze chimiche. La produzione di carne e i lunghi percorsi di trasporto degli alimenti sono particolarmente dannosi. L'obiettivo consiste quindi nel produrre alimenti in modo tale da proteggere l'ambiente, il clima e la salute, senza sacrificare l'efficienza economica. Le pratiche sostenibili come l'agricoltura biologica, il sostegno all'agricoltura locale e la riduzione degli sprechi alimentari contribuiscono a raggiungere questo obiettivo.
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Solo un comportamento sostenibile può proteggere il nostro ambiente naturale. Attualmente, l'uomo sfrutta le risorse globali in modo eccessivo, inquinando l'ambiente e aggravando la crisi climatica. Di conseguenza, tutti gli ecosistemi della Terra, dai deserti alle profondità marine, sono in pericolo e in alcuni casi già distrutti. Tuttavia, la nostra sopravvivenza dipende da un ambiente intatto. Sostenibilità significa non mettere a rischio le basi vitali delle generazioni future. L'obiettivo è utilizzare le risorse naturali in modo efficiente e parsimonioso, gravando il meno possibile sull'ambiente.
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La sostenibilità è un principio d’intervento che riguarda ogni individuo e la società nel suo complesso. Il punto cruciale è come tutti noi gestiamo le risorse naturali e le sfide sociali. La sostenibilità è strettamente legata al nostro comportamento come consumatori, al nostro rapporto con l'ambiente, al clima e alla nostra volontà di assumerci la responsabilità per le generazioni future. Questo ci pone di fronte a sfide importanti che possono essere affrontate solo sulla base di accordi sociali. È fondamentale acquisire la consapevolezza che solo i valori e gli obiettivi comuni, uniti alla cooperazione, consentiranno un futuro sostenibile per tutti.
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L’economia svolge un ruolo chiave nello sviluppo sostenibile, in quanto la sua attività esercita la massima influenza sulla società. Il settore finanziario, la tecnologia e gli approvvigionamenti in particolare svolgono un ruolo centrale nella transizione verso un sistema economico sostenibile. A tal scopo, gli investitori e le aziende devono puntare su processi produttivi ecologici, basati sull’energia pulita e uno sfruttamento efficiente delle risorse, al fine di creare prodotti innovativi e rispettosi dell'ambiente. Questo consente inoltre di creare posti di lavoro e benessere, combattere la povertà, rafforzare le regioni sottosviluppate e, allo stesso tempo, ridurre gli oneri per le generazioni future.
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Il cosiddetto Green Deal è un programma dell'Unione Europea esteso a lungo termine. L'obiettivo è effettuare la transizione verso un'economia competitiva che utilizzi le risorse in modo efficiente e rispettoso dell'ambiente, affinché l'Europa diventi il primo continente neutrale dal punto di vista climatico. Ossia: entro il 2050, il clima totale (netto) non dovrebbe più essere influenzato dalle attività umane. A tal fine sono previsti elevati investimenti: nell'energia pulita, nell'efficienza energetica e nelle energie rinnovabili, ma anche nei trasporti e nella digitalizzazione. La Svizzera ha abbracciato il concetto di Green Deal e può pertanto partecipare ai progetti di ricerca.
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Il termine si riferisce all'energia «nascosta» che non è direttamente legata agli acquirenti, ma che viene utilizzata per produrre i beni acquistati. L'energia grigia è quindi un parametro importante per valutare la sostenibilità di un prodotto o di un servizio e comprende tutte le risorse che affluiscono nel corso del ciclo di vita del prodotto, ovvero l’energia consumata durante la fabbricazione, la lavorazione, la produzione, il trasporto, l'utilizzo, lo stoccaggio e lo smaltimento dei beni. Lo stesso vale per la fornitura di un servizio. Nel settore edile, l'energia grigia è di particolare importanza, perché questo settore consuma molte risorse e contribuisce in maniera elevata alle emissioni globali di gas serra.
Il turismo «soft» mira ad attività che tengono conto delle condizioni sociali, economiche e ambientali delle destinazioni. Oggi, quando si pianifica una vacanza in Svizzera e non solo, è possibile prendere in considerazione mezzi di trasporto sostenibili, alloggi certificati che preservano le risorse e retribuiscono equamente il personale, il consumo di prodotti regionali, l'adattamento alle diverse culture, la protezione della natura durante le attività all'aperto e soggiorni più lunghi. L’«Organizzazione mondiale del turismo» dell'ONU (OMT) promuove il turismo sostenibile, come fanno ora molti operatori turistici. L'organizzazione nazionale di marketing turistico Svizzera Turismo ha lanciato il proprio programma di sostenibilità.
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Il settore dei trasporti è attualmente uno dei maggiori emettitori di gas serra. I concetti di mobilità sostenibile possono contribuire a ridurre l'impatto ambientale dei trasporti, a conservare le risorse globali e a diminuire il consumo energetico. Tuttavia, devono essere non solo rispettosi dell'ambiente, ma anche socialmente accettabili ed economicamente efficienti. Nel trasporto individuale, la mobilità sostenibile richiede auto elettriche, un maggior numero di piste ciclabili e una pianificazione intelligente del traffico per evitare la congestione. Inoltre, il trasporto pubblico con treni ed e-bus, nonché il trasporto merci, svolgono un ruolo centrale. Ecco le offerte automatizzate concepibili.
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La «Circular Economy», ossia l’economia circolare, mira a utilizzare le materie prime nel modo più efficiente e più a lungo possibile. I cicli dei materiali e dei prodotti rimangono chiusi, per quanto possibile, grazie a un design durevole, manutenzione, riparazione, riutilizzo, conversione e riciclaggio. Presunti rifiuti quali le bottiglie in PET diventano materie prime per nuovi prodotti come ad esempio i tessuti. Rispetto al sistema economico lineare, in cui i prodotti alla fine finiscono semplicemente nella spazzatura, l'economia circolare riduce il consumo di materie grezze primarie così come le emissioni e la quantità di rifiuti. Per le aziende, questo sistema apre la strada a nuovi modelli di business.
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Molti Paesi del mondo e anche l'Unione Europea intendono attuare il concetto di economia circolare. Finora, tuttavia, questo avviene solo in poche aree, anche se alcune imprese puntano specificamente a questo tipo di gestione rigenerativa. Nell'industria tessile, ad esempio, alcuni produttori utilizzano tessuti e fibre riciclati nella produzione. Nel settore elettrico, molte aziende ritirano e riciclano i vecchi apparecchi. Anche l'industria edilizia si affida sempre più al riciclo dei materiali, mentre il settore alimentare fornisce rifiuti per la produzione di biogas.
Non esiste una risposta semplice a questa domanda, poiché la nutrizione della popolazione mondiale in costante crescita dipende da molti fattori. Il cambiamento climatico sta aggravando la fame nel mondo e, a livello globale, la produzione alimentare è distribuita in modo ineguale. In molti luoghi, le persone soffrono di malnutrizione, mentre altrove si sprecano grandi quantità di cibo e il sovrappeso sta diventando una malattia sociale. L'approvvigionamento alimentare globale è possibile solo se il cibo viene distribuito e commercializzato in modo efficiente e se si garantisce l'accesso all'acqua potabile. La cooperazione globale, in combinazione con un'agricoltura sostenibile, potrebbe alleviare i problemi.
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Il consumo di carne è dannoso per l'ambiente e il clima per diversi motivi, soprattutto nel caso degli allevamenti intensivi, che assorbono molta acqua ed energia. Inoltre, la coltivazione di mangimi per animali richiede grandi superfici di terreno per le quali spesso si disboscano le foreste, che quindi non sono più disponibili per le coltivazioni destinate all'alimentazione umana. Se il foraggio viene coltivato in monocolture, pesticidi e fertilizzanti possono inquinare i corpi idrici. Gli animali stessi producono molti rifiuti e rilasciano metano, un gas serra dannoso per il clima. La rinuncia alla carne da parte di ogni individuo è considerata un contributo importante alla sostenibilità.
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Rinunciare alla carne e ai prodotti animali di ogni tipo – compresi pesce, latte, uova, miele o pelletteria – riduce il consumo di risorse quali l'acqua e il suolo, diminuendo al contempo le emissioni di gas serra. In tal senso, una dieta vegana può contribuire a proteggere l'ambiente e a contrastare la crisi climatica, anche se da sola non è sufficiente. D'altro canto, uno stile di vita vegano può essere un importante tassello, tra i tanti, per favorire uno sviluppo sostenibile. Per quanto riguarda i consumatori, anche in questo caso l'ecobilancio è decisivo. Infatti, anche gli alimenti vegani possono determinare un elevato consumo di risorse se, ad esempio, richiedono lunghi percorsi di trasporto.
Una dieta vegana può essere molto salutare in quanto comprende molti alimenti di origine vegetale, fondamentalmente ricchi di sostanze nutritive, fibre, antiossidanti («gli spazzini dei radicali liberi», ossia composti chimici che rallentano o impediscono l'ossidazione di altre sostanze). Può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, obesità, diabete e alcuni tipi di cancro, a condizione che la dieta sia equilibrata. Per prevenire i sintomi da carenza alimentare, i nutrienti essenziali derivanti dalla carne e dai latticini devono essere sostituiti in modo specifico con alternative a base vegetale. Nel 2022, il 5,3% degli svizzeri era vegetariano e lo 0,7% vegano.
«Bio» è l'abbreviazione di «biologico». Come etichetta legalmente definita, identifica gli alimenti provenienti da coltivazioni biologiche, ma anche altri prodotti quali i cosmetici. I prodotti sono «biologici» se sono realizzati con materie prime naturali e senza il ricorso all’ingegneria genetica e agli additivi chimici. Di norma, sono anche privi di coloranti, aromi e conservanti artificiali. Nel caso degli alimenti, l'etichetta «Bio» è sinonimo, tra l'altro, di coltivazione ecologica priva di pesticidi e fertilizzanti sintetici nonché di allevamento adeguato alle specie e non intensivo. In Svizzera esistono diverse certificazioni per le aziende agricole biologiche e ordinanze per l'agricoltura di questo tipo.
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I prodotti vegetali in sostituzione della carne sono composti, tra l'altro, da soia e legumi, e possono essere una buona alternativa alla carne. Di solito, contengono meno grassi e colesterolo rispetto alla carne, e sono spesso meno calorici. Le alternative vegetali alla carne sono in genere ricche di proteine, vitamine e minerali. Secondo uno studio condotto dalla Coop (Plant Based Food Report 2023) il 27% degli intervistati consuma prodotti sostitutivi più volte al mese. Tuttavia, l'origine vegetale non garantisce automaticamente una dieta sana. Vale la pena dare un'occhiata alla lista degli ingredienti. Alcuni di questi prodotti contengono livelli relativamente alti di sale, zucchero e additivi.
È possibile coltivare la carne in laboratorio tramite colture cellulari. A questo scopo, dagli animali vivi vengono prelevate cellule muscolari immature. Da queste cellule staminali si può poi sviluppare tessuto muscolare in laboratorio in condizioni controllate. I sostenitori contano su questa carne in vitro, chiamata anche carne sintetica, per risolvere alcuni dei problemi legati alla produzione di carne convenzionale. Poiché non richiede un allevamento di bestiame comparabile a quello attuale, la carne coltivata dovrebbe proteggere l'ambiente e il clima, tutelare gli animali e contribuire a garantire l'approvvigionamento alimentare mondiale. Diverse aziende in tutto il mondo stanno lavorando alla carne coltivata, approvata per la prima volta a Singapore nel dicembre 2020.
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Le antiche varietà di frutta e verdura si trovano raramente al supermercato. Tra le altre cose, questo potrebbe ricondursi al fatto che spesso rendono poco e crescono lentamente. Oggi, alcune di queste varietà rischiano addirittura di estinguersi. Allo stesso tempo, vengono "riscoperte" dai giardinieri, dai cuochi e dal alcuni ambiti commerciali. Infatti, molte varietà antiche non hanno solo un sapore particolarmente intenso, ma possono resistere molto bene ai parassiti e sopravvivere a condizioni climatiche estreme. Pertanto, potrebbero contribuire a garantire l'alimentazione della popolazione nonostante la crisi climatica. Infine, ma non meno importante, queste varietà fanno parte del grande pool genetico delle colture.
Il fast fashion è un modello di business dell'industria dell'abbigliamento in cui la moda viene prodotta a basso costo, rapidamente, in grandi quantità e venduta a buon mercato. Le collezioni seguono tendenze di breve durata e sono per lo più prodotte in Paesi a basso salario. Tuttavia, una buona parte di esse non raggiunge i clienti, ma finisce nelle discariche o viene incenerita. Infatti, i prodotti economici si rovinano o vengono scartati rapidamente. I critici chiedono quindi un'economia circolare anche per i prodotti tessili, al fine di preservare le risorse. Inoltre, la produzione all'estero comporta emissioni dovute al trasporto e le condizioni di lavoro durante la produzione spesso non soddisfano gli standard sociali internazionali.
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Questi cibi includono tutti gli organismi commestibili che vivono nell'acqua, negli oceani, nei laghi o nei fiumi. L’alimentazione di molte centinaia di milioni di persone in tutto il mondo dipende principalmente dagli animali marini, sia come origine di proteine e nutrienti che come fonte di reddito. Tuttavia, la domanda globale è in aumento ed è già così elevata che molti habitat marini sono gravemente sovrasfruttati. Anche l'acquacoltura può avere un impatto molto negativo sull'ambiente. Il mantenimento di un'alimentazione sostenibile derivante dal mare dipende dalla protezione degli animali, alla quale contribuiscono, tra l'altro, le restrizioni sulle quote di pesca, i tempi proibiti e le aree protette.
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La produzione di abbigliamento è un processo complesso il cui impatto si ripercuote sul clima e sull'ambiente in diversi modi. Un prodotto popolare come il cotone, ad esempio, è spesso trattato con pesticidi e altre sostanze chimiche. La produzione tessile consuma acqua, materie prime ed energia, e durante il trasporto dei prodotti vengono rilasciati gas serra. Anche le lavatrici possono comportare un elevato consumo energetico. I materiali sintetici come il poliestere, a loro volta, rilasciano particelle di microplastica che finiscono principalmente nei corpi idrici. Quando poi i vestiti vengono smaltiti, spesso finiscono nella spazzatura, un altro peso per l'ambiente.
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Il design è la chiave della moda sostenibile. Circa l'80% di tutte le decisioni in questo ambito, ad esempio riguardo alla scelta dei materiali o degli accessori, vengono prese nella fase di progettazione. Gli stilisti di moda sostenibile utilizzano cotone e canapa biologici o tessuti riciclati e coloranti naturali. Inoltre, nello spirito dell'economia circolare, si tenta di sprecare meno materiale possibile. Il design sostenibile è conosciuto come ecodesign o green design e combina aspetti ecologici, economici e sociali, come condizioni di lavoro sicure ed eque, soprattutto nei Paesi a basso salario, a vantaggio dell'ambiente, dei produttori e dei consumatori.
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Il termine biodiversità si riferisce alla diversità biologica sulla Terra o in uno spazio definito. Si fa distinzione tra la diversità genetica di una specie, quella delle specie stesse e quella degli ecosistemi. È indiscutibile che la diversità delle specie animali e vegetali in tutto il mondo stia diminuendo drasticamente a causa del cambiamento climatico e di ulteriori interventi umani sulla natura. Si stima che attualmente un milione di specie sia a rischio di estinzione. La perdita di biodiversità comporta gravi conseguenze: gli ecosistemi biologicamente impoveriti sono meno robusti e più vulnerabili alle perturbazioni, compresi i cambiamenti provocati dalla crisi climatica.
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Il termine «Antropocene» si riferisce a un'epoca o un periodo geologico in cui l'uomo influenza fortemente i sistemi ecologici, climatici e geologici della Terra. L'impatto degli esseri umani sul pianeta è indiscutibile. Tuttavia, l'Antropocene quale epoca geologica non trova il consenso di tutti gli esperti e una decisione definitiva in merito a questo concetto rimane ancora in sospeso. Anche l'inizio dell'epoca è controverso. C’è chi suggerisce di collocarla a metà del XX secolo: a quell'epoca, a seguito dei test con le bombe atomiche, sulla terra si diffuse materiale radioattivo, con cambiamenti estremamente duraturi e profondi.
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L'estinzione delle specie colpisce gli ecosistemi e l'intero pianeta in molti modi. Anche la perdita di una sola specie può cambiare gli equilibri ecologici, poiché viene meno il suo ruolo nella catena alimentare, ma possono essere influenzati anche altri processi come l'impollinazione delle piante, la formazione del suolo e l'alimentazione degli esseri umani. Se molte specie si estinguono in breve tempo, può innescarsi una cascata di effetti negativi. Attualmente, sulla scia delle crisi climatiche e ambientali, molte specie si stanno estinguendo e si stima che un milione di esse sia in pericolo. Alcuni esperti parlano già di un'estinzione di massa causata dall'uomo.
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La natura può aiutarci a combattere la crisi climatica in molti modi. Ad esempio, alcuni ecosistemi come le foreste e le torbiere sono veri e propri serbatoi di carbonio, in quanto assorbono l'anidride carbonica dall'atmosfera, convertendo e immagazzinando il carbonio che contiene. Anche gli oceani assorbono il carbonio dall'aria, secondo le stime circa un terzo del gas serra in eccesso. Gran parte del carbonio affonda nelle profondità e rimane legato al fondale marino per molto tempo. Inoltre, ecosistemi quali le foreste di mangrovie costiere possono agire come una sorta di baluardo naturale contro le tempeste e le inondazioni.
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Le aziende sono considerate sostenibili se identificano l'impatto economico, sociale e ambientale delle loro attività sulle persone e sull'ambiente e se riducono gli impatti negativi quali le emissioni in base a standard riconosciuti, rimanendo redditizie nel lungo termine. Inoltre, offrono condizioni di lavoro eque e verificano regolarmente il rispetto dei diritti umani nelle catene di fornitura. La sostenibilità aziendale è una forma di gestione che comprende le aree ambiente (E, environment), sociale (S, social) e governance (G) (ESG). Da questo punto di vista rivestono particolare importanza gli obiettivi strategici, i prodotti innovativi, la gestione efficiente delle risorse e la comunicazione trasparente.
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Il greenwashing è una strategia di marketing che presenta le aziende e le istituzioni come più rispettose dell'ambiente di quanto non lo siano in realtà, migliorando la loro immagine ecologica. Quali consumatori responsabili, molte persone intendono sostenere le aziende che operano in modo sostenibile, anche se i loro prodotti sono più costosi. Tuttavia, il singolo consumatore riesce difficilmente a valutare in che misura i beni prodotti e trasportati siano efficienti dal punto di vista energetico, equi e neutrali climaticamente. Per questo motivo, le aziende che agiscono in modo dannoso per l'ambiente diffondono deliberatamente disinformazione e camuffano il loro cattivo ecobilancio. Un greenwashing di successo aumenta i profitti e attira nuovi clienti.
Il 1° gennaio 2022 sono entrate in vigore le nuove disposizioni del Diritto delle obbligazioni a favore di una gestione sostenibile delle imprese per una migliore protezione dell’essere umano e dell’ambiente. Il Diritto delle obbligazioni vincola le grandi aziende svizzere a rispondere sui rischi delle loro attività commerciali in materia di ambiente, questioni sociali e lavorative, diritti umani e lotta alla corruzione, nonché sulle misure adottate contro tali rischi. Per quanto riguarda i minerali originari di zone di conflitto e il lavoro minorile, la legge prevede obblighi di diligenza specifici. Già in precedenza esistevano già requisiti normativi che regolavano alcune parti delle azioni sostenibili delle imprese, come le condizioni di lavoro o lo smaltimento dei rifiuti.
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Questa domanda deve essere affrontata caso per caso. Le aziende svizzere con filiali nell'UE o negli Stati Uniti, ad esempio, così come i fornitori, devono ovviamente agire in conformità con le rispettive leggi nazionali. Pertanto la direttiva UE riguardante la rendicontazione societaria sulla sostenibilità (CSRD, 2022) interesserà anche le aziende svizzere, per cui il Consiglio federale ipotizza la necessità di adattare le normative elvetiche. Inoltre, esistono numerosi standard internazionali, come la Global Reporting Initiative (GRI) o il Global Compact delle Nazioni Unite, verso i quali le aziende svizzere si impegnano volontariamente anche solo per motivi di competitività.
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Gli investitori spesso considerano le aziende che operano in modo sostenibile come stabili e competitive nel lungo periodo. Questo facilita l'accesso ai capitali. Le aziende possono inoltre ridurre i costi attraverso una maggiore efficienza energetica, l'utilizzo di elettricità verde o evitando gli sprechi. In più, la gestione sostenibile aumenta la qualità dei prodotti e spesso giustifica prezzi più alti, rafforza la fedeltà dei dipendenti e rende l'azienda più attraente come luogo di lavoro. In ultima analisi, una gestione sostenibile delle imprese riduce non solo i rischi finanziari, ma anche quelli ambientali e legati al mercato del lavoro, prevenendo le violazioni della compliance e danni alla reputazione.
I dipendenti che lavorano in un'azienda gestita in modo sostenibile beneficiano idealmente di numerosi vantaggi, tra cui condizioni di lavoro eque, promozione della salute e concetti standardizzati per la sicurezza sul lavoro. In quanto importanti stakeholder dell'azienda, i dipendenti sono spesso maggiormente coinvolti e ascoltati nei processi decisionali. Tutto questo aumenta la loro motivazione e rafforza l’identificazione con il datore di lavoro.
Il clima dipende da processi e sistemi globali, ma è anche influenzato da fattori come l’emissione di gas serra e i cambiamenti ecologici. Gli scenari climatici si basano quindi su modelli e simulazioni complesse. Inoltre, poiché non è possibile prevedere gli sviluppi futuri nel dettaglio, rimane un margine di incertezza a seconda della metodologia e dei fattori considerati. Tuttavia, gli scenari calcolati rappresentano in genere previsioni plausibili e affidabili di come il clima potrebbe evolvere in futuro e influenzare gli esseri umani e l'ambiente.
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Alla Conferenza sul clima di Parigi del 2015, quasi tutti i Paesi del mondo hanno firmato un accordo con il quale si impegnano a ridurre le emissioni di gas serra. L'obiettivo è limitare il riscaldamento globale medio portandolo al di sotto dei 2 gradi Celsius rispetto all'epoca preindustriale, con un aumento massimo della temperatura di 1,5 gradi Celsius. Al di sopra di tale valore, si può ipotizzare che importanti elementi climatici globali vengano sconvolti, con mutazioni irreversibili. In ogni caso, bisogna aspettarsi conseguenze enormi per gli esseri umani e l'ambiente. I critici chiedono pertanto che il riscaldamento di 1,5 gradi non venga fissato come obiettivo, bensì come limite.
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Nel sistema terrestre vi sono elementi climatici, quali le foreste pluviali o le correnti oceaniche, che possono cambiare notevolmente a causa di influenze esterne. Tuttavia, raggiunto un determinato livello - il cosiddetto punto di non ritorno - tale sviluppo non avviene più in modo graduale bensì brusco. Il cambiamento nei sistemi climatici diventa quindi sistematico e non può più essere invertito. Un esempio: un riscaldamento di fino a due gradi potrebbe sciogliere la lastra di ghiaccio della Groenlandia, spessa diversi chilometri, e innalzare il livello globale dei mari di sette metri, per molti secoli. Tuttavia, il punto di non ritorno potrebbe già essere raggiunto tra 20 anni. Il ghiaccio scomparirebbe per sempre.
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Il concetto «neutrale dal punto di vista climatico» si riferisce all'emissione di gas serra, come la CO2 o il metano, provocata dall'uomo - e all'obiettivo di una situazione di «zero netto». Per questo, le emissioni devono essere completamente evitate o compensate. Tra le altre cose, alla riduzione delle emissioni contribuiscono le energie rinnovabili e una maggiore efficienza energetica. Compensare significa rimuovere dall'atmosfera una quantità di CO2 pari a quella emessa in precedenza. Uno degli approcci riguarda l'imboschimento, poiché le foreste e i terreni assorbono carbonio. Tuttavia, i progetti di compensazione sono controversi. In definitiva, la neutralità climatica è un obiettivo globale che può essere raggiunto solo congiuntamente, con una collaborazione tra governi, imprese e società.
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I «Science based target» (obiettivi basati sulla scienza - SBT) sono obiettivi climatici trasparenti e misurabili per le aziende, il cui scopo consiste nel ridurre le emissioni di gas a effetto serra quali la CO2 o il metano. Sono stati sviluppati dalla Science Based Targets Initiative (SBTi) sulla base delle attuali raccomandazioni scientifiche e consentono alle aziende di garantire la conformità con l'Accordo di Parigi sul clima. Questo accordo internazionale (2015) mira a mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto di 1,5 gradi Celsius, ora più probabilmente al di sotto dei 2 gradi. Il «Net-Zero-Standard» di SBTi aiuta le aziende a ridurre le proprie emissioni a zero nel lungo termine, secondo un piano prestabilito.
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Il protocollo sui gas serra (Greenhouse Gas Protocol) aiuta le aziende a misurare, gestire e ridurre le emissioni di gas serra. A tal fine, le imprese devono prendere in considerazione tutte le categorie di emissioni, le quali si dividono in Scope 1, 2 e 3. Lo Scope 1 comprende le emissioni dirette, come la combustione di fonti energetiche. Lo Scope 2 si riferisce alle emissioni indirette causate dall'acquisto di energia. Lo Scope 3 comprende le emissioni indirette che si verificano nelle catene di approvvigionamento a monte e a valle delle aziende, fino alla fine del ciclo di vita di un prodotto. Questo include, ad esempio, il trasporto o lo smaltimento da parte di altre aziende.
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La crisi climatica può avere un impatto significativo sulla salute pubblica. Da un lato, influenza vari ecosistemi e quindi il nostro habitat. Inoltre, determina anche condizioni climatiche estreme molto pesanti. La crisi climatica amplifica o determina fattori di rischio e fenomeni pericolosi come inquinamento atmosferico, ondate di calore, inondazioni e carestie. Gli esperti prevedono un aumento delle patologie respiratorie e cardiovascolari, ma anche difficoltà nell'approvvigionamento alimentare. Queste e altre situazioni gravose possono inoltre favorire l'insorgere di disturbi mentali.
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In linea di principio, la CO2 può essere tecnicamente filtrata dall'aria. Un metodo consiste nel separare il gas serra già nella centrale elettrica e poi stoccarlo nel sottosuolo. Altri processi estraggono e separano dall'aria la CO2 già emessa per poi immagazzinarla (Carbon Capture and Storage). Molti esperti ritengono che l'obiettivo climatico di un riscaldamento globale di max.1,5 gradi possa essere raggiunto solo con queste «emissioni negative». Tuttavia, questi sviluppi sono ancora agli esordi e gli impianti necessari non sono di per sé neutrali dal punto di vista climatico. Le foreste, le brughiere e altri ecosistemi sono serbatoi naturali di CO2 poiché filtrano il gas serra dall'atmosfera.
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Geo-Engineering (geoingegneria) è un termine collettivo per indicare gli interventi su larga scala nei cicli globali, il cui obiettivo principale è rallentare il riscaldamento globale. Un sistema consiste nel rimuovere la CO2 dall'atmosfera e poi immagazzinarla (Carbon Capture and Storage). Un altro approccio è l'introduzione di particelle riflettenti nell'atmosfera che possano riflettere la luce solare nello spazio (Solar Radiation Management). Queste tecnologie non sono ancora disponibili per un utilizzo globale. I critici temono effetti ecologici e di altro tipo che potrebbero verificarsi inaspettatamente in maniera incontrollabile.
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Le energie rinnovabili costituiscono i pilastri della transizione energetica. Si tratta di fonti energetiche che – a differenza di quelle derivanti dai combustibili fossili – sono disponibili in quantità illimitate, come l’energia eolica e solare, o quantomeno si rigenerano in tempi relativamente brevi. Queste fonti vengono impiegate per generare elettricità, gas, combustibili o calore. La produzione energetica più importante in Svizzera è quella idroelettrica con una quota di circa il 68%; seguono l'energia derivante dal legno, con poco meno del 20%, e, in ordine decrescente, l'energia ottenuta dai rifiuti, quella geotermica e solare, i biocarburanti, i biogas e l'energia eolica.
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Negli ultimi anni, la Svizzera ha consumato in media circa 810.000 terajoule (225.000 gigawattora) di energia l'anno. I principali tipi di energia consumata sono i prodotti petroliferi, l'elettricità proveniente da centrali idroelettriche e nucleari e il gas naturale. I maggiori gruppi di consumatori sono le abitazioni private e i trasporti, che rappresentano rispettivamente un terzo, mentre l'industria e i servizi rappresentano ciascuno poco meno di un quinto. In Svizzera, il consumo pro-capite di energia è in calo da anni: sebbene la popolazione sia cresciuta del 28,7% tra il 1990 e il 2020, il consumo di energia è diminuito del 5,9%. Il principale consumatore di elettricità in questo Paese sono le FFS.
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Il cambiamento climatico sta influenzando il bilancio idrico a livello mondiale. Con lo scioglimento dei ghiacciai, l'innalzamento del livello dei mari e l'aumento di inondazioni e siccità, l'acqua potabile sta diventando scarsa. L'Asia meridionale, il Medio Oriente, il Nord Africa e le regioni a sud del Sahara sono particolarmente a rischio. Tuttavia, se le risorse idriche vengono gestite male e non vengono adeguatamente salvaguardate, la scarsità d'acqua potrebbe colpire anche altre parti del mondo. La Svizzera è ricca di laghi e fiumi, e le Alpi forniscono acqua di disgelo. Tuttavia, anche in questo Paese i livelli idrometrici potrebbero diminuire in estate e in autunno, e in alcune regioni l'acqua potrebbe iniziare a scarseggiare.
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La crisi climatica interessa le coste e le città costiere in diversi modi. La principale minaccia globale per queste zone è rappresentata in particolare dall'innalzamento del livello dei mari: a seconda del progressivo andamento climatico, il livello potrebbe aumentare di diversi metri. Milioni di persone perderebbero quindi le loro case poiché le abitazioni e le altre infrastrutture verrebbero inondate, danneggiate o addirittura distrutte. L'innalzamento può anche modificare le correnti e i movimenti delle onde, contribuendo all'erosione costiera. Infine, ma non meno importante, la crisi climatica rende più probabili e più intensi gli eventi meteorologici estremi, come tempeste e uragani, rappresentando quindi un pericolo ancora maggiore per le città costiere.
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Il termine «smart city» indica il concetto di una città particolarmente efficiente e sostenibile, che offre ai residenti una qualità di vita superiore, principalmente attraverso il collegamento digitale in rete, dalla singola casa all'amministrazione. Queste e altre tecnologie all’avanguardia dovrebbero, ad esempio, rendere gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico, il traffico più fluido e i servizi pubblici più efficaci. Oltre alla tecnologia, si punta anche sull'innovazione economica e sociale. I critici del concetto mettono in guardia, tra l'altro, sul fatto che l'analisi dettagliata dei dati potrebbe portare a un abuso di sorveglianza sui residenti.
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Il calcestruzzo è il materiale edile più importante al mondo per la costruzione di case, ponti, gallerie o dighe. Tuttavia, i dieci miliardi di tonnellate prodotti ogni anno a livello mondiale hanno conseguenze drastiche sul clima: la produzione di cemento, il componente più importante del calcestruzzo, richiede un impiego estremo di elettricità e combustibile con il conseguente rilascio di grandi quantità di anidride carbonica nell'atmosfera. L'attenzione si sta quindi spostando verso approcci che prevedono un uso molto più parsimonioso del calcestruzzo o un maggiore riciclaggio dei rifiuti edili. Inoltre, ci sono sviluppi promettenti di un «calcestruzzo più ecologico. Ad esempio, un team di ricercatori del politecnico di Losanna sta lavorando su una formulazione di cemento con un'impronta di carbonio drasticamente ridotta.
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I materiali da costruzione del futuro devono essere sostenibili, duraturi e attenti alle risorse. Devono contribuire a rendere gli edifici e le altre infrastrutture più efficienti dal punto di vista energetico. Esistono diverse proposte in merito. Il legno, ad esempio, potrebbe offrire una valida soluzione sostenibile come materiale da costruzione, sempre che non debba essere trasportato su lunghe distanze. Anche il calcestruzzo con una formulazione di cemento innovativa, il calcestruzzo riciclato e altri rifiuti edili hanno una bassa impronta di carbonio. Tra gli altri materiali edili interessanti e potenzialmente promettenti figurano l'argilla, ma anche la lana e la canapa, nonché i cosiddetti aerogel utilizzati come materiali isolanti.
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L'obiettivo della sostenibilità è garantire le basi vitali dell'umanità a lungo termine. Ciò comporta un'ampia gamma di sfide politiche, economiche, sociali ed ecologiche. Le misure individuali o la conversione di singole aree non sono sufficienti. Tutti gli attori devono cooperare, se vogliamo che la società nel suo complesso cambi in modo sostenibile. Solo così è possibile soddisfare le esigenze di oggi senza mettere in pericolo le generazioni future. La trasformazione sostenibile deve essere socialmente equilibrata e, oltre a promuovere le energie rinnovabili, deve anche cambiare i modelli di consumo delle persone.
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La sostenibilità è un compito della società nel suo complesso. Pertanto, l'istruzione svolge un ruolo centrale in questo ambito. Infatti, può contribuire ad aumentare la consapevolezza e la comprensione delle questioni legate all’ambiente, alla sostenibilità, al consumo e all'uso delle risorse. È anche importante per promuovere nelle generazioni future le conoscenze e le competenze da cui dipende lo sviluppo sostenibile. In breve: si tratta di stabilire una (nuova) cultura della sostenibilità. In un'ottica di apprendimento permanente, le istituzioni educative come scuole e università contribuiscono a questo obiettivo tanto quanto i programmi formativi informali.
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Le persone in Svizzera non solo vivono più a lungo, ma anche più in salute. Lo afferma uno studio pubblicato nel 2023 sulla rivista «Swiss Medical Weekly». Tra il 2007 e il 2017, gli uomini di 65 anni hanno guadagnato 2,1 anni di vita in salute, mentre le donne 1,5 anni. Nel 2017, infatti, un uomo di 65 anni appena pensionato poteva aspettarsi di vivere restando in salute e senza disabilità o infermità ancora 16,2 a fronte dei 16,0 anni previsti per una donna di 65 anni. L'aspettativa di vita a 65 anni è aumentata a 22,1 anni per le donne e a 19,7 anni per gli uomini. In un sondaggio Migros del 2022, il 70% di tutti gli intervistati ha valutato il proprio stile di vita come sano o molto sano.
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