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Economia

La sostenibilità è ora parte del bilancio di esercizio

Nei prossimi mesi le imprese con oltre 40 milioni di franchi di fatturato e più di 500 dipendenti presenteranno i primi rendiconti sulla sostenibilità - Gaia Barcilòn Brenna (EOS): «È un’ulteriore spinta al cambiamento già in atto»

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Due anni fa è entrata in vigore la legge federale che impone alle grandi imprese (più di 40 milioni di franchi di fatturato l’anno e oltre 500 dipendenti) di redincontare anche ambiti non prettamente finanziari della loro attività. Tale obbligo compete anche agli istituti finanziari con un patrimonio totale di 20 milioni di franchi. In pratica si tratta di rendere pubbliche le buone pratiche delle imprese in ambito ambientale, di riduzione delle emissioni di CO2, per esempio. Ma anche per quanto riguarda le condizioni di lavoro dei dipendenti, del rispetto dei diritti umani e della lotta alla corruzione.

La legge attuale è l’attuazione del controprogetto all’iniziativa popolare ‘Per imprese responsabili - a tutela dell’essere umano e dell’ambiente’ respinta nel novembre del 2020 (50,7% di sì, ma solo pochi cantoni favorevoli). Dopo un periodo di adattatamento, da quest’anno quindi, verranno resi noti i primi rapporti sulla sostenibilità riferiti all’esercizio 2023.

Ma cosa è un bilancio di sostenibilità? Non si rischia di creare un documento solo per rispettare una norma senza però innescare un vero cambiamento? «Per prima cosa dimostra gli sforzi e gli investimenti dell’azienda dal punto di vista ambientale e sociale, interni ed esterni a essa», ci spiega Gaia Barcilòn Brenna, esperta in questo campo e CEO di EOS Social Responsability Solutions SA. Quest’ultima è un’impresa con sede anche in Ticino che consiglia le aziende che intendono avviare un percorso di sostenibilità . Il bilancio - continua Barcilòn Brenna - «deve essere redatto come un documento explicit, ovvero con tutte le storie, i numeri e gli obbiettivi socio-ambientali e di governance». «Ma prima di questo bisogna fissare gli obiettivi da conseguire solo dopo aver fatto un’accurata due diligence, ovvero un’analisi dell’impatto che l’azienda ha e potrebbe avere su ambiente e società», continua Barcilòn Brenna che è anche giurista esperta di diritti umani e docente alla Franklin University a Sorengo. «Questo permette ai dirigenti di avere una fotografia attuale e istantanea dell’azienda stessa. Dopodiché, si decide quali sono le priorità dell’azienda, dove deve agire, come e in quanto tempo senza perdere di vista l’attività aziendale. Deve essere un percorso condiviso e sostenibile, appunto», aggiunge l’esperta.

Eurocompatibili

La normativa svizzera è ispirata a quella in vigore nell’Unione europea anche se quest’ultima prevede di ridurre il parametro relativo al numero dei dipendenti da 500 a 250 per le aziende che abbiano l’obbligo del bilancio di sostenibilità. «In questo modo si estende di molto il numero delle imprese che dovranno sottostare a questi cambiamenti», aggiunge Barcilòn Brenna che precisa: «Va tenuto presente che tutto il mondo sta andando nella direzione della sostenibilità. Ciò comporterà un nuovo modello di business che si riverbererà in tutta la catena di approvvigionamento ormai globale. Anche le aziende che non rientrano negli obblighi legali dovranno adeguarsi». C’è però di più. «Le nuove generazioni di imprenditori e di consumatori sono comunque più attenti a queste tematiche».

E società come EOS come intervengono in questo processo? «Tramite esperti settoriali riusciamo a personalizzare i servizi alle esigenze specifiche delle imprese: dalla due diligence all’analisi della catena di approvvigionamento, dalla individuazione dei campi di miglioramenti alla messa in pratica della strategia fino alla misurazione degli obbiettivi secondo un progetto complessivo che tiene conto delle attività e delle necessità aziendali in maniera molto concreta», conclude l’esperta.

Generoso Chiaradonna, «Corriere del Ticino» (20.01.2024)

Qui, Sustainable Switzerland pubblica contenuti curati da Corriere del Ticino.

Questo articolo è pubblicato su

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