Materia complessa
Eppure molte imprese sono in difficoltà, specie quelle di piccole e medie dimensioni (PMI). C’è poco da stupirsi: tra sviluppo strategico, obiettivi ambientali, cataloghi delle misure e reporting, il lavoro da affrontare per portare l’azienda sulla strada della sostenibilità è tanto. Visto il proliferare di prescrizioni normative in Svizzera e nell’UE, la materia è alquanto complessa. La lista dei requisiti posti a consigli di amministrazione e dirigenti si allunga. E aumentano anche i costi e le risorse umane e temporali necessarie. È qui che economiesuisse intende fornire aiuto e ispirazione. L’organizzazione mantello dell’economia svizzera mette a disposizione già da tempo linee guida utili per la buona governance: lo «Swiss Code of Best Practice for Corporate Governance». Il documento, che quest’anno è uscito in un’edizione aggiornata, contiene una trentina di pagine dense di raccomandazioni e informazioni che garantiscono però anche un certo margine di manovra per le esigenze specifiche delle aziende.
Catene di fornitura: rischi
«Tenendo conto di aspetti di natura scientifica ma anche pragmatica, il mondo economico ha formulato delle raccomandazioni su quali siano i migliori processi ed elementi strutturali di gestione aziendale in grado di garantire lo sviluppo sostenibile dell’impresa nel senso classico del termine», spiega Christoph Mäder, presidente di economiesuisse. Proprio così: stiamo parlando di governance. Lo «Swiss Code», infatti, non spiega nel dettaglio per esempio come attuare una gestione dell’ambiente o del personale. Sebbene il codice sia rivolto innanzitutto ad aziende quotate in borsa, offre ottime indicazioni alle piccole e medie imprese. Perché la corporate governance rimane una componente fondamentale per la gestione mirata delle tre dimensioni ESG. Laddove non vengano prese nella debita considerazione, nessuna impresa può oggi sopravvivere alla concorrenza. Ma cosa sono esattamente?
Partiamo con una rassegna dei requisiti normativi in rapida espansione cui sono soggette le imprese svizzere. Il 1° gennaio 2022 sono entrati in vigore nuovi obblighi di diligenza e rendicontazione per le società d’interesse pubblico a partire da una certa dimensione. Il Codice delle obbligazioni è stato ampliato ai sensi del controprogetto indiretto all’iniziativa per imprese responsabili. Dall’anno d’esercizio 2023 le imprese tenute a osservare i nuovi obblighi devono presentare una rendicontazione non finanziaria sulle questioni ambientali, sociali e attinenti al personale nonché sull’attenzione per i diritti umani e la lotta alla corruzione. Se pertinenti, vanno forniti anche i dati sui minerali originari di zone di conflitto e sul lavoro minorile. In tale contesto il management deve identificare sia i rischi risultanti dalla propria attività sia i potenziali rischi insiti nelle catene di approvvigionamento. Garantire la trasparenza a monte e a valle delle – spesso – lunghe filiere pone molte imprese di fronte a grandi sfide.
La responsabilità della su governance ricade chiaramente su consiglieri amministrativi e quadri dirigenti. A loro viene chiesto di assumere un ruolo attivo nella trasformazione sostenibile. Un obbligo che si estende anche a numerose imprese di medie dimensioni: «La crescita esponenziale di normative e l’aumentata comprensione di base della sostenibilità sociale, ecologica ed economica colloca questa tematica anche sulla mappa strategica e operativa delle PMI svizzere», conferma Thomas Züger, CEO della società fiduciaria e di consulenza OBT.