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Clima ed energia

«Senza azioni concrete, da pesce più raro della Svizzera l'asprone diventerà un pesce estinto»

Dal nuovo bilancio del WWF emergono severe minacce per uno dei cugini del pesce persico, di cui è stata rilevata un'unica femmina nel Doubs – Ne abbiamo parlato con la responsabile della comunicazione per la Svizzera italiana Susanna Petrone

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È stato definito un bilancio in chiaroscuro quello tracciato dal WWF sull'evoluzione dello stato di salute delle specie animali in Svizzera nell'anno che sta per volgere al termine. Da un lato, ci sono due esempi positivi: il cervo rosso e la raganella comune, dopo essere stati severamente minacciati, stanno tornando a popolare il nostro territorio. Dall'altra parte, però, ci sono anche delle cattive notizie. La prima, fra tutte, riguarda l'asprone (Zingel asper), uno dei cugini del pesce persico. Già minacciato di estinzione da parecchio tempo, ora questo esemplare rischia seriamente di sparire dai corsi d'acqua elvetici. Al momento, infatti, nella Confederazione ne restano solo pochi esemplari del Doubs, corso d'acqua giurassiano.

Un tempo, questo pesce era diffuso nel bacino francese e svizzero del Rodano, ma oggi vive solo in quattro sezioni francesi del fiume, scollegate l'una dall'altra. E la notizia peggiore è che di quei pochi asproni ancora presenti nelle acque elvetiche, durante i controlli è stata trovata una sola femmina. Femmina che ora è stata trasportata in un acquario a Losanna, per studiarla e comprendere se sia possibile procedere a un accoppiamento con un esemplare maschio proveniente dalla Francia.

Un allarme lanciato nel 1999

Qualora il tentativo di accoppiamento andasse a buon fine, si riaccenderebbero le speranze di reintrodurre la specie nel nostro territorio. Nel caso contrario, invece, gli asproni sparirebbero completamente dalla Svizzera. Uno scenario che, con i dovuti provvedimenti, forse si sarebbe potuto evitare. «Il primo allarme era stato lanciato nel 1999», ci spiega la responsabile della comunicazione di WWF per la Svizzera italiana, Susanna Petrone. «A quei tempi c'erano circa 160 esemplari e la Confederazione aveva sottolineato che senza le misure adeguate questo pesce sarebbe scomparso. Ma non si è mai passati ai fatti concreti».

Con il passare del tempo, dunque, la situazione è precipitata. Dieci anni fa, in seguito a un nuovo rilevamento, erano stati registrati solamente una cinquantina di esemplari di asprone. Sempre meno, insomma, fino ad ora, dove è stata identificata una sola femmina. «Purtroppo ad oggi lavoriamo con diversi zoo e acquari, come quelli di Basilea e Losanna, per garantire la sopravvivenza della specie. Ma se non si fa nulla di concreto, probabilmente da pesce più raro della Svizzera l'asprone diventerà pesce estinto in tutta la Confederazione», chiosa la nostra interlocutrice.

Ma che cosa ha portato, a tutti gli effetti, alla sparizione di questa specie dai nostri fiumi? Secondo Susanna Petrone ci sono almeno tre cause. «Sicuramente al primo posto ci sono i pesticidi. Al secondo, invece, troviamo lo sfruttamento idraulico, perché nelle aree un tempo popolate dagli asproni ora ci sono molte centrali idroelettriche». Basti pensare che a causa dell'importante sfruttamento idraulico in quelle zone, oggi il pesce ha a disposizione solamente il 17% del suo habitat originale. «Allo stesso modo, anche gli sbarramenti sul fiume impediscono un regolare deflusso dell'acqua», aggiunge Petrone. Al terzo posto tra i motivi che stanno minacciando l'asprone di estinzione fanno invece capolino i cambiamenti climatici. Anche le trasformazioni dell'ambiente, infatti, hanno avuto in qualche modo un impatto negativo sulla sopravvivenza di questa specie.

Come i salmoni?

La speranza, insomma, è che l'asprone riesca a scampare al tragico destino toccato salmone, scomparso dalle nostre acque negli anni '50 del Novecento. «Anche in quel caso, quel pesce si era estinto a causa dello sfruttamento dei fiumi. Trovandosi le vie sbarrate non era più riuscito a tornare in Svizzera», spiega la responsabile della comunicazione di WWF Svizzera. «Il tutto è piuttosto emblematico: si tende infatti a vedere i nostri fiumi semplicemente come qualcosa da sfruttare al massimo, mentre dovremmo prenderci più cura degli ecosistemi, ricordando che non esistono solo i mammiferi, ma anche rettili, anfibi, pesci e uccelli. Un insieme che, ovviamente, deve stare in armonia il più possibile per funzionare».

Dai delfini di fiume agli anfibi

Spostandoci oltre confine, tra gli esemplari più minacciati a livello globale troviamo invece i leoni africani e i delfini di fiume. Per questi ultimi, in particolare, «è stato un anno davvero tragico», sottolinea Petrone. «Nel giro di una settimana abbiamo perso il 10% della popolazione di delfini di fiume del lago Tefé». In questo caso, la causa principale sembra essere proprio il cambiamento climatico, che ha fatto toccare all'acqua temperature di 39,1 gradi Celsius.

Cattive notizie anche per gli anfibi e, in particolare, per il regno delle rane, dei rospi e delle salamandre, la cui estinzione non si è arrestata durante il 2023. Anche in questo caso, il motivo della loro sparizione è da ricercare nella distruzione degli habitat e nei cambiamenti climatici. Minacce che li rendono «la classe di vertebrati più in pericolo» in assoluto.

Anche risultati positivi

Tuttavia, ricollegandoci alla prima parte di questo articolo, anche in mezzo a tante notizie negative, qualche buon risultato, nel corso del 2023, è stato comunque raggiunto. In Svizzera, in particolare, per il cervo nobile e la raganella, che nel 2005 «rischiava di scomparire totalmente» dal nostro Paese. Oggi, invece, la minaccia è diminuita notevolmente, al punto tale da essere considerata solamente «vulnerabile». Discorso simile anche per il cervo nobile, che dopo essere stato cacciato fino all'estinzione nel 1850, oggi è di nuovo ampiamente presente nel nostro territorio. Al momento, infatti, si stima che in Svizzera vivano nuovamente 40.000 esemplari.

«Sono risultati importanti - osserva Petrone - perché dimostrano che ci sono molti progetti positivi. Si lotta sempre su tanti fronti, ma ci vuole del tempo per vedere concretizzarsi gli sforzi. Quando si recupera un ambiente si devono investire tantissime energie, e anche per questo sarebbe meglio prevenire, piuttosto che curare».

Federica Serrao, «Corriere del Ticino» (28.12.2023)

Qui, Sustainable Switzerland pubblica contenuti curati da Corriere del Ticino.

Questo articolo è pubblicato su

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