Ma anche le profondità dei laghi si scaldano e negli ultimi tre decenni le acque profonde dei due maggiori laghi in Ticino hanno fatto registrare importanti aumenti: +0.019°C/anno nel Lago Ceresio e +0.013°C/anno nel Lago Verbano. Gli strati profondi si scaldano meno marcatamente rispetto a quelli superficiali, ma in quanto «memoria termica» riflettono maggiormente i cambiamenti del clima sul lungo termine.
Qual è il problema
Il problema dei laghi termicamente stratificati è che viene ostacolato il rimescolamento invernale della colonna d’acqua, riducendo in tal modo l’apporto di ossigeno negli strati profondi. Un altro fenomeno legato alle temperature alte delle acque superficiali è la proliferazione dei cianobatteri, come quella osservata nel 2020 e nel 2023. Oltre a colorare le acque intensamente di verde, questi organismi sono in grado di produrre tossine che in prossimità delle rive possono essere pericolose per i cani.
Nei fiumi, gli aumenti di temperatura si traducono in una diminuzione della diversità e dell’abbondanza per le specie acquatiche che prediligono acque fresche e ricche di ossigeno, le quali vengono rimpiazzate da altre specie più tolleranti o lasciano addirittura un vuoto nell’ambiente divenuto ormai inospitale. Infatti non tutti gli organismi acquatici riescono ad adattarsi o hanno la possibilità di rifugiarsi in acque più fredde nei periodi di crisi. È il caso della trota, che tra i 5°C e i 18°C trova le condizioni di temperatura ideali per poter vivere, mentre che oltre i 20°C entra progressivamente in una condizione di stress che comporta conseguenze anche letali a medio termine.
Approvvigionamento idrico a prova di clima
Anche l’approvvigionamento idrico risente dei cambiamenti climatici. In quest’ambito il Ticino è però stato un precursore a livello nazionale – scrive il DT –, varando nel 1994 la Legge sull’approvvigionamento idrico (LApprl). «Dal 1994 in Ticino è in vigore la Legge sull’approvvigionamento idrico: uno strumento all’avanguardia nonostante i suoi 30 anni di età, poiché ci consente di mettere in rete, collegandoli tra di loro, gli acquedotti comunali. In questo modo tutti possono “stoccare” l’eventuale sovrabbondanza di acqua e attingere, in caso di necessità, a quella del Comune vicino», ha spiegato al CdT Mauro Veronesi, a capo dell’Ufficio della protezione delle acque e dell’approvvigionamento idrico. «È un’operazione che funziona bene, grazie anche al cospicuo sostegno finanziario - sono almeno 5 i milioni di franchi che il Cantone versa annualmente - a opere o infrastrutture comunali. La rete consente così la condivisione di serbatoi, sorgenti, condotte d’adduzione». Con strutture condivise si può disporre di impianti e manufatti che garantiscono un’ottimale erogazione dell’acqua in ogni momento, grazie alla ridondanza. «Un esempio pratico lo troviamo nel Mendrisiotto con la captazione a lago che servirà tutta la regione: un’opera che ha richiesto oltre 40 anni di trattative».
Attualmente sono tre le fonti d’acqua potabile. Mauro Veronesi ci aiuta a riassumerle: «Sorgenti, falda - entrambe si equivalgono al 45% - e laghi, per il restante 10%. Sicuramente quest’ultima componente verrà sempre più considerata perché ve ne è in maggior quantità, sebbene richieda trattamenti più complessi o elaborati rispetto all’acqua proveniente o attinta direttamente dalla sorgente e dalla falda». La combinazione di queste tre fonti ci assicura quindi un approvvigionamento sicuro in termini di quantità e qualità. Veronesi poi va oltre: «Analizzando il consumo di acqua potabile pro capite svizzero, abbiamo rilevato un importante calo dal 1950 a oggi: merito di una gestione oculata di utilizzo e risparmio, abbinata a un cambio di mentalità sull’importanza di preservare l’acqua anche a fronte del graduale riscaldamento climatico. In questi anni molti accorgimenti hanno permesso di ridurre inutili sprechi d’acqua a livello privato e pubblico». Durante i periodi siccitosi che hanno caratterizzato il 2022, ad esempio, sui media e sulle testate giornalistiche ticinesi sono apparsi numerosi avvisi comunali rivolti alla popolazione per un uso sensato e razionale dell’acqua, senza adottare provvedimenti restrittivi. «E così è stato: quell’estate solo una frazione di un Comune sottocenerino è rimasta a secco; situazione risolta grazie all’invio di una autocisterna. Per il resto sono bastati avvisi all’uso parsimonioso, e qualche divieto per usi non essenziali, senza mai arrivare a razionare l’acqua».
Il principio dell'uso parsimonioso
Oltre alla messa in rete degli acquedotti, in futuro, è previsto un aumento delle captazioni a lago e in Ticino si sta lavorando in quest’ottica: il Luganese sta potenziando i propri acquedotti mentre a novembre 2023 sono iniziati i lavori della nuova stazione di captazione a lago «Ai Ronchi» a Riva San Vitale. Se le sorgenti e i pozzi in falda sono limitate, l’acqua nei laghi è pressoché illimitata, ma la sua potabilizzazione è più onerosa in termini di filiera di potabilizzazione e di consumo energetico per i pompaggi. Questa grande disponibilità di acqua proveniente dalle captazioni a lago non significa però che questa vada sprecata; vige sempre il principio dell’uso parsimonioso. Per salvaguardare l’acqua, i cittadini possono contribuire semplicemente evitando gli sprechi domestici.
Oltre a ciò il DT è fortemente convinto che la sensibilizzazione sia fondamentale per instillare il cambiamento nelle abitudini dei cittadini. A questo proposito il DT promuove diverse attività didattiche in collaborazione con gli istituti scolastici e delle serate pubbliche. In occasione della giornata mondiale dell’acqua, questa sera è previsto un evento dedicato al tema dell’approvvigionamento idrico, alle 18.00 alla Biblioteca cantonale di Bellinzona. Una seconda serata pubblica dal titolo «L’acqua che cambia il paesaggio e gli insediamenti: ieri e oggi» si terrà il 12 aprile 2024, sempre alle 18:00 nella stessa Biblioteca.