Droni e sonde per catturare l'eDNA
Genetica e robotica sono due ambiti raramente in contatto l'uno con l'altro. Tuttavia, quando il professore di robotica Stefano Mintchev è venuto a sapere di un concorso organizzato dalla XPRIZE foundationLink esterno, un'organizzazione non profit statunitense creata per incentivare le innovazioni tecnologiche, ha subito contattato la collega Keristy Deiner. Insieme hanno formato la squadra ETH biodivx, che hanno iscritto alla competizione nel 2021. I team di ricerca partecipanti dovranno individuare il maggior numero di specie nel minor tempo possibile.
Dreiner sapeva come analizzare l'eDNA, mentre Mintchev aveva a disposizione le competenze per andare a raccogliere i campioni. In vista del concorso, il gruppo di ricerca dell'esperto di robotica ha modificato dei droni installandovi dei dispositivi che filtrano l'eDNA dall'aria e una carrucola a cui si può attaccare una pompa per l'aspirazione dell'acqua oppure una particolare sonda.
Quest'ultima viene calata tra il fogliame e, sfiorando le piante, trattiene il materiale genetico depositato su foglie e rami che il drone riporterà al mini-laboratorio.
L'idea è semplice, concretizzarla però non lo è stato. "Abbiamo dovuto effettuare molto lavoro di ottimizzazione del design della sonda e dell'algoritmo di controllo che la muove, in modo da ridurre il rischio che rimanga impigliata", spiega Mintchev. Con sensori che misurano la tensione del cavo è possibile azionare dei movimenti che la liberano e, nel caso non ci si riesca, un meccanismo può separare il cavo dal drone.
Questo lavoro andava fatto in vista delle semifinali della competizione, tenutesi a Singapore a inizio giugno in un'area di 100 ettari di foresta pluviale. Se la squadra supererà questa fase (i risultati sono attesi a fine luglio), parteciperà alla finale che si terrà nel 2024 in Sudamerica o in Africa. Sono in palio 10 milioni di dollari (5 milioni andranno a chi salirà sul più alto gradino del podio).
Per prepararsi al meglio, dunque, era necessario svolgere i test su una vegetazione tropicale, a dir poco difficile da trovare nei boschi elvetici. Fortunatamente, in Svizzera c'è anche una foresta pluviale ed è proprio a Zurigo: la Masoala hall, nello zoo cittadino. Oltre ai lemuri, circa 40 diverse specie animali e 500 specie di piante vivono in questo grande padiglione.
"La ricerca è uno dei compiti degli zoo moderni. Parte di questo consiste nella collaborazione con i politecnici e le università", indica Leyla Davis, responsabile della ricerca dello zoo di Zurigo. Ogni singolo vertebrato presente nella Masoala Hall è catalogato, spiega Davis, il che ha permesso al gruppo di ricerca di Mintchev e Deiner di verificare quasi in tempo reale se il DNA raccolto corrispondeva effettivamente a quello delle specie presenti nel padiglione.
Milioni di specie ancora da descrivere
Indipendentemente dal successo all'XPRIZE, soluzioni come quella sviluppata dalla squadra dell'ETHZ promettono di rivelarsi utili in moltissimi ambiti. Ad esempio in agricoltura, per individuare velocemente la presenza di malattie e parassiti dannosi.
"Ciò che mi piace dell'utilizzo dei droni è che consentono l'accesso a zone troppo dense, troppo remote o troppo pericolose per essere raggiunte in altro modo", commenta Elizabeth Clare, biologa della York University di Toronto specializzata nello studio dell'eDNA. "Sarà anche molto utile per capire come il materiale genetico si muove e si stratifica nell'aria". La sfida più grande, secondo Clare, sarà però l'automatizzazione di simili tecnologie affinché possano essere utilizzate su scala industriale. "Sono ancora necessarie competenze molto specifiche per operare i droni", sottolinea Clare.
Nel frattempo, la squadra del Politecnico di Zurigo sperimenta il brivido della scoperta. Spesso, infatti, nell'ambiente naturale si trova una sequenza genetica a cui non si riesce a dare un nome. Quando si vede, tramite l'analisi dell'eDNA, che la stessa sequenza emerge altri luoghi, o a più riprese, si può immaginare che si tratti di una specie ancora sconosciuta alla scienza.
Si stima che ci siano più di otto milioni di specie sulla Terra (e attualmente ne sono catalogate circa un quarto), ma questa è solo una estrapolazione basata sul ritmo in cui la scienza ne ha scoperte in passato. "Ora abbiamo un metodo che ci permetterà di verificare se è vero. È una nuova fase di esplorazione del nostro mondo", dice Deiner sorridendo. "Mi fa pensare agli esploratori che secoli fa trovavano nuove terre sulle loro navi. Ora, abbiamo un nuovo tipo di nave su cui viaggiare".