Immaginate di dover preparare una lasagna aggiungendo strato dopo strato gli ingredienti: la carne macinata, il formaggio, le sfoglie di pasta. Il palato è in festa, ma ancor prima di addentarla, la lasagna ha già prodotto sulla catena di fornitura una notevole impronta carbonica. Che accadrebbe se poteste cambiare la ricetta – non dal punto di vista del gusto, ma dei suoi effetti sul clima? Meno carne di manzo e più funghi. Risultato: nessuna differenza in bocca, ma un bel cambiamento sul fronte delle emissioni.
Che siano lasagne, elettronica o macchinari, considerare la catena di fornitura offre alle aziende potenziali di risparmio enormi. Perché è qui che si produce fino al 90% delle emissioni. Un’analisi dettagliata del CO₂ basata su dati e soluzioni software intelligenti aiuta le aziende a ridurre le emissioni e al contempo a essere più efficienti e competitive rispetto alla concorrenza, senza snaturare il prodotto finale.
Vantaggi competitivi
Questo vale per tutte le aziende, ma in particolare per le piccole e medie imprese (PMI) che sono chiamate a quantificare in maniera precisa le emissioni carboniche che risparmiano. Se vogliono operare sul mercato da fornitrici di altre imprese, oggi devono allinearsi sempre più agli obiettivi sulle emissioni. Un numero sempre maggiore di grandi clienti che desiderano migliorare la propria supply chain richiede ai propri fornitori documenti e prove che ne attestino gli sforzi di riduzione. In molti casi questo tipo di documenti è addirittura la conditio sine qua non per essere ammessi alla fase di selezione dei fornitori. «Se le ditte riforniscono altri produttori, la riduzione delle emissioni è un aspetto cruciale per poter proseguire la collaborazione o entrare nella rete di possibili fornitori», spiega Res Witschi, delegato per la digitalizzazione sostenibile da Swisscom.
Tuttavia, molte aziende continuano a concentrarsi principalmente sulle loro attività e, se devono ridurre le emissioni, cercano di farlo adeguando il proprio parco veicoli, abbandonando le fonti di energia fossili o acquistando elettricità da fonti di energia rinnovabili.
«Lavorare sulle cosiddette emissioni Scope 1 e 2, ossia quelle generate direttamente dall’attività dell’impresa o che riguardano le energie che essa utilizza, è ovviamente giuisto e dovrebbe essere anche il primo step in una scala di priorità », spiega Witschi. Spesso però si finisce per trascurare l’analisi dettagliata della catena di fornitura – e questo sebbene le emissioni indirette abbiano un potenziale di riduzione di norma molto più elevato di quelle dirette. «Partire dalle emissioni proprie è un ottimo inizio. Ma per ottenere progressi davvero significativi ci si deve confrontare anche con la catena di fornitura e di creazione del valore», precisa Witschi.
Controllo complesso
Tuttavia, la scarsa attenzione di cui gode il controllo della catena di creazione del valore dipende anche dall’effettiva difficoltà nel monitorarla. Senza un adeguato supporto tecnologico è difficile per le PMI – e non solo per loro – agire su questa leva e mettere in atto misure adeguate. Ne deriva che, date le circostanze, molte delle iniziative messe in campo dalle aziende si basano più sull’intuizione che sulla misurazione effettiva di valori da utilizzare come solida base decisionale. L’intensità di carbonio di una produzione viene calcolata a partire dalla spesa sostenuta in franchi (il cosiddetto principio spend-based) senza indagare in maniera più approfondita dove siano di preciso le leve per la decarbonizzazione delle materie prime. Un metodo di calcolo di questo tipo è pertanto impreciso e soggetto a errori. Per questo diventa ancora più indispensabile disporre di dati attendibili. «È importante che le PMI, soprattutto se fornitrici di grandi aziende, si possano basare su dati affidabili», precisa Witschi.
Diventa quindi sempre più fondamentale una gestione dei dati fondata su software che permetta di acquisire, valutare e controllare anche le emissioni indirette, le cosiddette Scope 3, che si generano a monte e a valle della catena di creazione del valore di un’impresa. In questo oggi l’intelligenza artificiale è già in grado di fornire un valido supporto grazie anche alla sua capacità di gestire dati o di creare report. E questo schiude interessanti opportunità, soprattutto per le PMI.