Quando proteggere la biodiversità è un must
Dato il loro spiccato coinvolgimento internazionale, l’economia e le imprese svizzere rivestono un ruolo chiave nella protezione della biodiversità.
Il Biodiversity Risk Filter del WWF intende aiutare le imprese a riconoscere i rischi per la biodiversità insiti in stabilimenti, catene del valore e investimenti e ad adottare le misure più opportune. Foto: riskfilter.org
Dato il loro spiccato coinvolgimento internazionale, l’economia e le imprese svizzere rivestono un ruolo chiave nella protezione della biodiversità.
4 Min. • • Ion Karagounis
Zero netto, bilancio climatico e Scope 3 sono temi che oggi moltissime aziende si ritrovano ad affrontare più o meno vo- lontariamente. Hanno di fatto comin- ciato a definire i percorsi di riduzione del CO2 e ad adeguare le loro attività operative alla realtà futura. E quasi tutte ormai si sono probabilmente rese conto che non è un’impresa facile.
Eppure i target climatici verranno centrati solo se nello stesso tempo si porrà fine alla perdita di biodiversità. Il mondo imprenditoriale ha a lungo cre- duto e sperato che la tutela della varietà biologica sarebbe rimasta una questione di competenza del settore scientifico e statale. Spesso ha dato per scontato che i problemi del caso si sarebbero fatti sen- tire solo in Paesi lontani, p. es. nelle fore- ste in fiamme dell’Amazzonia o dell’In- donesia, e avrebbero colpito solo set- tori come l’agricoltura e la silvicoltura. Quasi la metà della performance eco- nomica globale – circa 44 mila miliardi di dollari USA – dipende però da una natura intatta. Nell’ultimo Risk Report del Forum Economico Mondiale (WEF) il rischio di perdita della biodiversità e di collasso degli ecosistemi è perciò sti- mato come particolarmente elevato.
Complessa e circoscritta
Tutelare la biodiversità sarà probabil- mente ancora più complicato che pro- teggere il clima, e questo per due motivi.
Primo: nel caso del clima la strada da seguire è inequivocabilmente quella della decarbonizzazione, che permette di evitare gran parte delle emissioni dan- nose. La tutela della biodiversità è in- vece una questione più complessa e cir- coscritta: in ballo ci sono le foreste tropi- cali di Sumatra, i fondali costieri del Ma- dagascar, la continuità dei corsi d’acqua in Svizzera o la salvaguardia della ferti- lità del suolo in Spagna.
Secondo: sul fronte climatico pos- siamo contare su molte soluzioni tec- nologiche, prime tra tutte forme di pro- duzione di energia che hanno sull’am- biente un impatto inferiore a quello attuale e possono avere interessanti sbocchi commerciali. Diversa la situa- zione sul fronte della biodiversità. Qui la misura più efficace si riassume in tre parole: «Giù le mani!». Le superfici di valore naturalistico non vanno toccate. Ma, si sa, l’essere umano non sa resistere. Ci sono naturalmente anche metodi di sfruttamento rispettosi della biodiversità ma, almeno nel breve termine, compor- tano una resa minore o più tempo e de- dizione. Ed entrambe le cose si ripercuo- tono sui guadagni. L’agricoltura biolo- gica, p. es., rispetta di più l’ambiente ma richiede più lavoro. I boschi offrono pro- dotti come funghi, miele, noci o piante medicinali. Però è più redditizio abbat- terli e sfruttarne il suolo per piantare la soia da impiegare come mangime. Cosa può quindi fare la singola im- presa per tutelare la biodiversità? Inver- dire il piazzale o il tetto della sede azien- dale? Questo tipo di misure può forse riscuotere consensi ma non ha grandi effetti. In genere, infatti, a incidere mag- giormente sulla biodiversità è il core bu- siness.
Impresa difficile
Tanto per cominciare occorre chie- dersi: quali delle nostre attività con- tribuiscono maggiormente alla distru- zione della biodiversità? Nel caso di un’impresa edile il problema può risie- dere nella vicina cava di ghiaia o in una nuova area residenziale, in quello del produttore di latte nel pascolo davanti a casa. Per la maggioranza delle aziende industriali e terziarie svizzere la causa è tuttavia da ricercarsi presso i forni- tori all’estero, il che rende la questione particolarmente complicata. Un aiuto in tal senso è dato dal Biodiversity Risk Filter del WWF (riskfilter.org), che ri- vela in quali regioni del mondo le at- tività imprenditoriali comportano ri- schi particolarmente elevati per la bio- diversità e fornisce diversi strumenti per l’adozione di misure tese a contra- stare il declino della biodiversità. An- che il Science Based Targets Network (SBTN) offre tool simili.
«La misura protettiva più efficace: giù le mani dalle superfici di valore naturalistico!»
Tutelare la biodiversità è un lusso, una cosa costosa che ci si può permet- tere soltanto se l’economia gira bene: questa l’impressione spesso trasmessa dal dibattito politico. Chi la pensa così, tuttavia, sbaglia. Una natura intatta rap- presenta la principale base di produ- zione dell’economia. Senza di essa nulla funziona.
Ion Karagounis è responsabile dei nuovi model- li economici e delle questioni relative al futuro presso WWF Svizzera. Di recente è uscito il suo romanzo «Was wir hinterlassen».
Questo articolo copre i seguenti SDG
Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) sono 17 obiettivi globali per lo sviluppo sostenibile concordati dagli Stati membri dell'ONU nell'Agenda 2030 e riguardano temi quali la riduzione della povertà, la sicurezza alimentare, la salute, l'istruzione, l'uguaglianza di genere, l'acqua pulita, l'energia rinnovabile, la crescita economica sostenibile, le infrastrutture, la protezione del clima e la tutela degli oceani e della biodiversità.
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