Decisioni semplificate
Gli indicatori degli Swiss Climate Scores creano trasparenza e mostrano, sulla base delle più recenti conoscenze internazionali, quali investimenti soddisfano i criteri del Trattato di Parigi. Si tratta perciò di uno strumento che gli operatori dovrebbero adottare al fine di semplificare le decisioni d’investimento. Pionieri come p. es. UBS hanno già lanciato i primi fondi corredati dei report sugli Swiss Climate Scores. Non è un caso: UBS, infatti, ha realizzato il primo fondo con un orientamento ambientale già più di 25 anni fa.
Il report sugli Swiss Climate Scores è formulato in modo comprensibile e contiene sei score costituiti da diversi indicatori. Il primo prende in considerazione l’impronta di gas serra delle imprese in portafoglio e, il secondo, la quota di imprese con attività legate ai combustibili fossili. Al terzo punto viene esaminata la quota di imprese in portafoglio con dichiarazioni d’impegno verificate per emissioni nette zero entro il 2050 e che, quarto aspetto, presentano una chiara strategia per raggiungere questo obiettivo e, quinto, intendono condurre un dialogo credibile sul clima. Il sesto e ultimo criterio è facoltativo: calcola il livello di riscaldamento globale nel caso in cui l’economia mondiale agisse come le imprese in portafoglio.
Il Consiglio federale raccomanda di utilizzare indicatori eloquenti e di lungo termine per tutti gli investimenti finanziari e portafogli clienti nonché di applicare, dove opportuno, gli Swiss Climate Scores. Perché la Svizzera lancia un approccio individuale nonostante esistano già delle tassonomie?
Prospettiva futura
L’UE, p. es., si concentra su un’istantanea della situazione. I suoi criteri sono legati alle attività economiche in un determinato momento. La soluzione svizzera, invece, non riflette solo la situazione attuale delle imprese in portafoglio ma guarda anche al futuro. I primi due score si concentrano sulla situazione attuale mentre gli altri quattro trattano la transizione verso lo zero netto. Inoltre si evita la semplice distinzione tra «sostenibile» e «non sostenibile». Questo approccio, p. es., dà la possibilità agli operatori dei mercati finanziari d’illustrare alla clientela quali prodotti non sono ecologici e quali sarebbero le possibili alternative. Da ultimo informa in che misura le imprese sono disposte a impegnarsi per ottenere la neutralità climatica.
Un altro fattore decisivo è che gli Swiss Climate Scores sono stati elaborati attingendo direttamente alla prassi in stretta collaborazione con le persone del settore. Inoltre inglobano le informazioni raccolte da lavori e studi internazionali, p. es. della Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ) e della Task Force on Climate related Financial Disclosures (TCFD).
Verifiche periodiche
Gli Swiss Climate Scores non vanno assolutamente intesi come uno strumento definitivo. Al contrario: è previsto che vengano esaminati periodicamente e adeguati al più recente stato delle conoscenze. La Confederazione intende verificare con l’ausilio del Dipartimento federale delle finanze «come sono stati applicati, quanto sono comparabili nell’utilizzo e da quali effetti incentivanti sul clima sono stati accompagnati. Sulla base dei risultati ottenuti, gli score saranno se necessario sviluppati ulteriormente».
Sono molte le innovazioni nel settore finanziario nate in Svizzera. È svizzero, p. es., l’imprenditore che ha fondato il principio di efficienza ecologica e che ha organizzato il primo vertice ambientale a Rio nel 1992. L’indice di sostenibilità Dow Jones Sustainability originariamente è «made in Switzerland». E anche l’acronimo ESG (che sta per Environmental, Social e Governance – ossia ambiente, società e governance) è opera di uno specialista in finanza svizzero. Dal punto di vista storico ci sono dunque buone probabilità che gli Swiss Climate Scores si affermino sul mercato. Ben presto chi investe non s’informerà più soltanto sui rischi e rendimenti ma pretenderà anche un prodotto finanziario in linea con gli Swiss Climate Scores.