Lo studio nel dettaglio
Entriamo, però, nel vivo dell'indagine. La revisione, che ha coinvolto quasi 10 milioni di persone, è stata condotta da numerose istituzioni leader, tra cui la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health degli Stati Uniti, l'Università di Sydney e l'Università Sorbonne parigina. E, come anticipato, ha portato alla luce dati preoccupanti. Sul portale scientifico BMJ, i ricercatori hanno infatti rivelato che, complessivamente, sono state trovate associazioni dirette tra l'esposizione a cibi ultra-processati e 32 parametri di salute. Tra questi, come abbiamo visto, ci sono morti premature, diverse tipologie di cancro, malattie respiratorie, cardiovascolari, gastrointestinali e metaboliche. Oltre che problemi legati alla salute mentale. Difficile, insomma, trovare una parte del nostro organismo che non sia toccata da questi alimenti, in maniera negativa. «Questi risultati forniscono motivazioni per sviluppare e valutare l'efficacia dell'utilizzo di misure basate sulla popolazione e di sanità pubblica, per indirizzare e ridurre l'esposizione alimentare agli alimenti ultra-processati per migliorare la salute umana», affermano i ricercatori.
Come dicevamo, non è un segreto che i cibi ultra-processati siano associati a pericoli per la salute. La particolarità di questo studio, però, è stata quella di fornire un'importante valutazione delle prove emerse da studi precedenti. Per riuscire nell'intento, i ricercatori hanno effettuato una revisione generale di 45 meta-analisi raggruppate da 14 articoli di revisione, in cui veniva presentato un collegamento tra gli ultra-processed food (UTF) e i rischi per la salute. Nello specifico, si trattava di articoli recenti, pubblicati negli ultimi tre anni, che hanno coinvolto, in totale, 9,9 milioni di persone.
Dalla depressione ai problemi cardiaci
Concretamente, dunque, ciò che è emerso analizzando le ricerche precedenti è che un maggior consumo di cibi ultra-processati è associato a un aumento del 50% del rischio di morte per malattie cardiovascolari. Ma si tratta solo del primo, allarmante, dato. Per quanto concerne i problemi legati all'ansia e alla salute mentale, si stima che la percentuale di rischio sia invece compresa tra il 48% e il 53%. Più bassa, ma comunque preoccupante, la percentuale di depressione, che si aggira attorno al 22%.
E non è ancora finita. Come abbiamo osservato in precedenza, la lista dei problemi di salute collegati all'assunzione di UPF è infatti lunghissima. Dai risultati, è emerso che assumere questi alimenti aumenta del 21% la morte prematura. Di più, il rischio di sviluppare una patologia cardiaca, oppure obesità, diabete di tipo 2 e problemi del sonno, varia da 40% al 66%.
Anche se le percentuali rimangono incerte, dall'indagine emergono anche correlazioni tra cibi ultra-processati e asma, problemi gastrointestinali, tumori e fattori di rischio cardiometabolico, tra cui alti livelli di grassi nel sangue e bassi livelli colesterolo «buono».
Le critiche
Tuttavia, nonostante l'accuratezza e le dimensioni dello studio, alcuni esperti, non coinvolti nella ricerca, hanno etichettato l'indagine come «troppo debole», sottolineando che i risultati non dimostrano cause ed effetto dei rischi. Ciononostante, secondo il dottor Chris Van Tulleken, professore associato presso l'University College di Londra, nonché uno dei massimi esperti mondiali di cibi-ultraprocessati, ha rivelato che i dati emersi dalla revisione sono «del tutto coerenti» con l'enorme numero di studi indipendenti, che ormai da tempo «collegano chiaramente una dieta ricca di ultra-processed food a molteplici esiti dannosi per la salute». Inclusa, soprattutto, la morte prematura.