Una soluzione digitale automatizza la gestione sostenibile
Il Carbon Accounting identifica le cause delle emissioni aziendali per poi creare un bilancio di CO2. «Si tratta di una contabilità del biossido di carbonio, proprio come per le finanze», spiega Othmar Hug, CEO di Swiss Climate. Si tiene conto delle emissioni di CO2 generate dall’impresa lungo l’intera catena del valore. Gli addetti ai lavori parlano di «scope»:
- Scope 1 comprende le emissioni dirette (da fonti proprie o controllate),
- Scope 2 quelle indirette (da energia elettrica acquistata, vapore, calore e raffreddamento) e
- Scope 3 tutte le altre emissioni della catena del valore (p. es. fornitori).
A essere problematiche sono spesso soprattutto le emissioni dello Scope 3. Non esiste infatti nessuno strumento, se non quello dell’approccio, per coinvolgere i partner nella misurazione. Hug propone di adottare p. es. un sondaggio digitale, come fa Swisscom. «La neutralità carbonica è strettamente correlata ai dati», spiega Res Witschi, delegato per la digitalizzazione sostenibile presso Swisscom. L’impresa di telecomunicazioni è impegnata sul fronte della sostenibilità fin dagli anni ‘90 e conta quindi su una lunga esperienza. Con il tempo, inoltre, all’interno di Swisscom si è andato sviluppando un settore IT che ora serve anche alla gestione sostenibile dell’azienda. «Al posto delle tabelle Excel, spesso ancora in uso per i bilanci di CO2, esistono oggi soluzioni digitali che semplificano e automatizzano la gestione della sostenibilità», afferma Witschi.
Aumenta la pressione dell’UE sulle imprese
Il Carbon Accounting non è importante solo per le aziende interessate dal controprogetto all’iniziativa per imprese responsabili. Uno sguardo all’UE lascia intuire un ulteriore ampliamento dell’obbligo del bilancio climatico. Nel 2024, infatti, nell’UE la direttiva NFRD (Non-Financial Reporting Directive), che è servita come base per formulare il controprogetto indiretto all’iniziativa per imprese responsabili, verrà sostituita dalla nuova direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive). L’obiettivo della CSRD è obbligare ancora più imprese alla rendicontazione. Ne consegue che, dal 2024, tutte le imprese con almeno 250 collaboratori dovranno allestire un rapporto sui propri obiettivi di CO2. La legge vale anche per le imprese svizzere con una succursale nell’UE. «Prima o poi ogni impresa dovrà fare i conti con il proprio bilancio climatico», sentenzia Hug.
Il Carbon Accounting apre opportunità di mercato
Witschi è convinto che il Carbon Accounting sia utile non soltanto ai fini della nuova legislazione: «Soprattutto per i giovani è importante sapere con chi lavorano. Le imprese diventano più attrattive se possono dimostrare d’impegnarsi per l’ambiente». Chi non ha ancora introdotto la gestione del CO2 nella propria impresa o intende renderla professionale, avrà tempo nel nuovo anno. Per creare un bilancio climatico servono, secondo Hug, dai tre ai quattro mesi circa. Anche Swisscom, che dagli anni ‘90 è riuscita a ridurre di oltre l’80% le sue emissioni dello Scope 1 e 2, continuerà quest’anno a lavorare al suo obiettivo di neutralità climatica entro il 2025 e, infine, verso il traguardo di zero emissioni nette. «Anche noi dobbiamo ancora fare i nostri “compiti per casa”», continua Witschi. «Grazie alla misurazione automatizzata dell’impronta di CO2 e al monitoraggio di misure e obiettivi possiamo affrontare questa grande sfida con trasparenza e insieme ai nostri collaboratori interni e fornitori».