I sostenitori hanno addotto in particolare le seguenti argomentazioni:
Le emissioni non conoscono confini nazionali.
I sostenitori sottolineano inoltre che il cambiamento climatico è un problema globale che richiede una soluzione globale. Ossia: sostenendo progetti all'estero, contribuiamo ad affrontare il cambiamento climatico a livello globale, fornendo sostegno finanziario agli sforzi di altri Paesi per ridurre le emissioni di gas serra.
I progetti all'estero sono talvolta più efficaci.
In alcuni Paesi, i progetti di compensazione delle emissioni di CO2 possono essere più economici ed efficaci che in altri. Sostenendo progetti all'estero, è possibile compensare un maggior numero di emissioni di gas serra.
Almeno le emissioni residue possono essere compensate.
A livello aziendale, non è sempre chiaro se i pagamenti compensativi siano solo una soluzione temporanea o una strategia permanente. Tuttavia, la compensazione ha perlomeno senso se è l'ultima risorsa, per compensare le possibili emissioni residue che non possono essere completamente evitate in Svizzera.
Gli accordi sul clima consentono esplicitamente compensazioni all’estero.
Accordi internazionali come il Protocollo di Kyoto o l'Accordo sul clima di Parigi consentono di tenere conto delle riduzioni delle emissioni registrate all'estero. Secondo l'UFAM, la prestazione di riduzione deve essere aggiuntiva, ossia deve integrare le misure della Svizzera, deve promuovere lo sviluppo sostenibile nel Paese ospite interessato e non deve essere già rivendicata da un altro Paese.
La compensazione all’estero è ampiamente rifiutata, soprattutto nella società civile e nel mondo scientifico:
L'impronta di carbonio viene "abbellita".
I critici, come Greenpeace Svizzera, descrivono la compensazione delle emissioni di CO2 all'estero come un trucco dettato dalla pigrizia, per abbellire la propria impronta di carbonio. Questa pratica porta la Svizzera a rimandare l'adozione di misure interne efficaci. La crisi climatica può essere affrontata solo riducendo le emissioni di CO2, nel modo più completo possibile. Ciò comporta necessariamente anche una riduzione all’interno del Paese stesso.
Gli attestati danno una falsa impressione.
Secondo studi scientifici, il 90% dei progetti di compensazione della CO2 nella foresta pluviale certificati dalla più grande organizzazione internazionale di certificazione sono inefficaci. Se un'azienda dichiara di compensare le emissioni di CO2, non significa necessariamente che le emissioni siano state effettivamente compensate con l'aiuto di progetti sostenibili.
1 tonnellata non è esattamente 1 tonnellata.
In ogni caso, una tonnellata di CO2 emessa rimane nell'atmosfera per circa 1000 anni. La tonnellata di CO2 evitata o ridotta che figura sull’attestato non può mai essere garantita per la stessa durata - semmai si verifichi effettivamente.
I Paesi terzi devono essere sostenuti a prescindere dai conteggi.
Secondo gli oppositori della compensazione, la Svizzera, in quanto Paese industrializzato con emissioni di gas serra relativamente elevate, ha il dovere storico di sostenere i Paesi terzi nella riduzione delle emissioni. Non dovrebbe conteggiare la riduzione di emissioni finanziata nella propria impronta di carbonio.