Il futuro non è solo tecnologia
Anziché discutere di un futuro vivibile, parliamo di come continuare con il presente usando nuove tecnologie. Eppure le alternative positive esistono già.
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La visione di una Berna nel 2045, un visual dalla Infothek für Realutopien, l’infoteca per le utopie reali. Foto: REINVENTING SOCIETY & LOOMN ARCHITEKTURKOMMUNIKATION & VCS / PLAN BIODIVERS
Anziché discutere di un futuro vivibile, parliamo di come continuare con il presente usando nuove tecnologie. Eppure le alternative positive esistono già.
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4 Min. • • Leonard Creutzburg, co-responsabile di One Planet Lab
Diversi studi hanno evidenziato che gran parte delle persone in tutto il mondo ha una visione pessimistica del futuro, anche in Svizzera. A destare preoccupazione sono soprattutto l’am- biente e il clima. Timori del tutto com- prensibili a fronte del dibattito attuale che tende a restituirci un futuro molto più simile a una minaccia che a una pro- messa. È vero: parliamo di obiettivi cli- matici, di approvvigionamento energe- tico e di mobilità, ma troppo spesso le risposte restano tecnocratiche. Il futuro è pensato come un proseguimento mig- liore del presente. E anziché a visioni reali, si dà centralità alle nuove tecno- logie: motori elettrici, idrogeno, cattura del CO2 o carburanti sintetici. Non è un approccio in sé sbagliato, ma incom- pleto perché la logica della tecnica che ha concorso a creare tanti dei problemi che oggi ci affliggono è la stessa che ci viene presentata come unica possibi- lità per risolverli. I suoi effetti collate- rali sono evidenti: l’estrazione di mate- rie prime rare per le batterie distrugge gli ecosistemi e rafforza le dipendenze geopolitiche, mentre i data center con- sumano enormi quantità di energia. Ma soprattutto è ormai assodato che la tec- nica, da sola, non può creare un futuro di senso, facendoci però credere che non sarà necessario cambiare le nostre abitudini.
E poi mancano le immagini positive: cosa significa nel XXI secolo vivere bene? In che modo vogliamo abitare, lavorare, consumare? Esiste un progresso vivibile e rispettoso dell’am- biente, oltre che efficiente? Se il futuro viene percepito soprattutto come una minaccia – o una riparazione tecnica del presente – non stupisce che pre- valga la rassegnazione. Eppure esistono da tempo alter- native, a dimostrazione che sostenibi- lità, ragionevolezza economica e qua- lità di vita non sono necessariamente una contraddizione. Per esempio l’i- dea della città dei 15 minuti, un luogo dove le persone non dipendono dalle auto (elettriche) e tutti i servizi essen- ziali, come il supermercato o la pe- diatra, sono facilmente raggiungibili a piedi. Questa soluzione non solo riduce il traffico e migliora la qualità dell’aria, ma rafforza anche la creazione di va- lore locale e la coesione sociale. In que- sta città rigenerativa c’è un ritorno alla prossimità, alla sicurezza e ai valori tra- dizionali che, di fronte a una situazione sempre più complessa, possono tornare a creare senso.
«Sostenibilità e qualità di vita non sono necessariamente una contraddizione.»
Leonard Creutzburg
Co-capo del Laboratorio One Planet
A Parigi e Barcellona queste solu- zioni sono già realtà. Qui le strategie di moderazione del traffico hanno contri- buito in modo tangibile alla qualità di vita. A Basilea Città si discute l’idea del Partito liberale democratico del Quartiere da 10 minuti. Innovazioni sociali di questo tipo sono la dimostra- zione che una società futuribile non si costruisce solo con il progresso tecno- logico, ma attraverso una sinergia so- ciale innovativa fondata sulla proget- tazione, la responsabilità e il senso ci- vico.
Quello che però manca è un dibat- tito pubblico più ampio su queste pro- spettive positive e quindi anche una bussola sociale che indichi cosa può effettivamente rappresentare il cam- biamento. La vera potenzialità sta nel chiedersi in che modo, come società, possiamo tornare a immaginare cosa significhi una vita di qualità e andare oltre il livello di consumo e i tassi di crescita.
Non ci servono utopie prive di tec- nica, ma neanche utopie ciecamente convinte del suo potere. Quello di cui abbiamo bisogno è invece una visione pragmatica di una società moderna, re- sponsabile ed ecologicamente sosteni- bile dove le persone vivano volentieri e tornino a guardare al futuro con ot- timismo. E per farlo servono politici, urbanisti, imprenditori e cittadini che si impegnino per questi modelli e ab- biano il coraggio di pensare oltre lo status quo e le soluzioni omologate.
Perché il futuro non si crea da solo, e non è senza alternative. Il futuro va costruito, non amministrato. E comin- cia da una domanda semplice, ma cru- ciale: come vogliamo vivere consape- voli della nostra responsabilità verso l’ambiente e la società? Magari così: in un quartiere in cui per sentirci li- beri non abbiamo più bisogno di un parcheggio.
L’autore è responsabile dei nuovi modelli eco- nomici e delle domande sul futuro presso WWF Svizzera.
Questo articolo copre i seguenti SDG
Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) sono 17 obiettivi globali per lo sviluppo sostenibile concordati dagli Stati membri dell'ONU nell'Agenda 2030 e riguardano temi quali la riduzione della povertà, la sicurezza alimentare, la salute, l'istruzione, l'uguaglianza di genere, l'acqua pulita, l'energia rinnovabile, la crescita economica sostenibile, le infrastrutture, la protezione del clima e la tutela degli oceani e della biodiversità.
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